Teatro di Roma: politici e artisti in protesta per il nuovo direttore De Fusco

La nomina arrivata dopo una riunione del Cda senza il presidente Siciliano e Di Iorio (Roma Capitale): «Riunione invalida». Lettera di protesta dal mondo dello spettacolo

Sta facendo molto discutere la nomina di Luca De Fusco come nuovo direttore generale del Teatro di Roma, la fondazione al cui interno si trovano quattro importanti teatri della città: Argentina, Torlonia, India e Valle, tuttora in ristrutturazione. Il nome del regista e attuale direttore dello Stabile di Catania è stato annunciato sabato 20 gennaio, al termine di un consiglio d’amministrazione “monco” vista l’assenza di Francesco Siciliano, presidente della fondazione, e Natalia Di Iorio, rappresentante del Comune di Roma. «Una riunione invalida», ha protestato Siciliano, spiegando di averla «formalmente sconvocata».

Per la direzione del Teatro di Roma sono pervenute 42 domane, scremate da una commissione selezionata, fino ad arrivare a una terna composta da Marco Giorgetti – attuale direttore del Teatro della Toscana e La Pergola di Firenze -, Luca De Fusco, nome favorito anche dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, e Ninni Cutaia, ex direttore generale dello Spettacolo al Mibact e ultimo direttore dell’estinto Eti. «Ho dovuto rappresentare al consiglio di amministrazione e al Collegio dei sindaci del Teatro di Roma la mia contrarietà agli atti – continua il presidente della fondazione -, non entro nel merito delle qualità di De Fusco ma devo entrare nel merito dell’atteggiamento tenuto a proposito della relativa contrattualizzazione».

Secondo Siciliano il consiglio di amministrazione, «con un atto oggettivamente senza precedenti», avrebbe deciso di assegnare il potere di sottoscrivere il contratto con Luca De Fusco a un componente del consiglio di amministrazione «diverso dal sottoscritto». Inoltre, continua Siciliano, il consiglio di amministrazione, «pur non avendo deliberato né la durata di incarico di Luca De Fusco né ancora il compenso per esso ipotizzato», pare abbia affidato a uno dei componenti del consiglio di amministrazione «una delega in bianco» con il compito di individuare simili fondamentali parametri. «Quel che è ancora più grave – conclude il presidente della fondazione – è che sembrerebbe si stia ipotizzando un contratto di cinque anni con 150mila euro di compenso (oltre ai compensi per le regie)».

Proteste per la nomina di De Fusco arrivano anche dal Campidoglio. «Nel giorno in cui il presidente della Repubblica lancia da Pesaro un monito contro il pensiero unico nella cultura, dalla destra arriva un inquietante segnale che deve suonare da allarme per tutti quelli che hanno a cuore il pluralismo e il senso delle istituzioni», scrive in una nota il sindaco Roberto Gualtieri, ricordando come la fondazione Teatro di Roma è sostenuta finanziariamente quasi totalmente da Roma Capitale. «Noi non possiamo in alcun modo accettare che le scelte più importanti, a partire dalla nomina del suo direttore, vengano assunte con la forza, imponendo nomi e strategie dai soli consiglieri nominati dal governo e dalla Regione Lazio. Ragionare in termini di prepotente occupazione è totalmente contrario al nostro spirito di collaborazione istituzionale con cui invece sarebbe stato necessario procedere».

«Nessuna forzatura» secondo Federico Mollicone, responsabile Cultura e innovazione di Fdi, che ha rivendicato la legittimità della riunione «come potranno confermare gli organismi di vigilanza, in quanto prosecuzione del Cda sospeso nei giorni scorsi dallo stesso presidente». Anche il ministro Sangiuliano, accusato di essere il regista dietro la nomina di De Fusco, sottolinea la legalità del processo di investitura, affondando il colpo contro chi auspicava una scelta diversa: «Dobbiamo consentire a chi non fa parte dei circoletti romani di esprimersi nelle istituzioni culturali».

Nel pomeriggio di ieri, 21 gennaio, si è svolto un presidio di fronte al teatro Argentina di Roma dal titolo “Il Teatro di Roma è di tutti/e”, organizzato su Facebook dallo scrittore ed ex assessore alla Cultura del III municipio a Roma Christian Raimo, al quale ha partecipato, oltre al presidente Siciliano, anche l’assessore alla Cultura Miguel Gotor. Nel frattempo, un gruppo di attori e registi italiani che include Fabrizio Arcuri, Matteo Garrone, Lino Guanciale, Elio Germano, Maddalena Parise e Vinicio Marchioni ha scritto una lettera aperta contro per schierarsi contro le circostanze che hanno portato alla nomina de De Fusco.

Nella lettera si legge che «questo modo di procedere rappresenta un grave colpo al rapporto di lealtà e al rispetto istituzionale che legano il teatro della capitale alla città, alle sue artiste e ai suoi artisti, al pubblico tutto e a chi ogni giorno si impegna per mandare avanti il Teatro stesso». Inoltre, dopo due anni di commissariamento, «la nomina del direttore generale era fortemente attesa – continua la nota – ed è decisiva per il rilancio del teatro della nostra città. Come artiste e artisti auspicheremmo una nomina ampiamente condivisa di figura competente che possa guardare al bene del teatro e allo sviluppo culturale della città di Roma in tutte le sue componenti».

22 gennaio 2024