Tamponi antigenici, medici di medicina generale: «Pronti a ulteriori responsabilità»

Silvestro Scotti, segretario generale Fimmg, commenta l’accordo quadro con il governo: «Non si possono fare sconti sulla sicurezza dei colleghi»

I medici di medicina generale vengono chiamati ad eseguire i tamponi antigenici rapidi e parallelamente si sbloccano i fondi destinati all’acquisto di apparecchiature diagnostiche per i loro studi, che «non diventeranno “centri diagnostici”». Silvestro Scotti, segretario generale Fimmg (Federazione italiana medici medicina generale), spiega i due nodi centrali dell’accordo quadro raggiunto ieri, 29 ottobre, con il governo. «In un momento drammatico come quello attuale – rileva – la medicina generale non poteva, e non ha mai pensato, di tirarsi indietro. Abbiamo però preteso che i medici non siano mandati a combattere a mani nude, come purtroppo è accaduto nei mesi scorsi».

L’obiettivo dell’accordo: definire un ruolo ancora più centrale della medicina di famiglia nella lotta al coronavirus. «Ciascun medico di famiglia – spiega Scotti – sarà un punto di riferimento per i propri assistiti e potrà, in caso lo studio non lo consenta, effettuare i tamponi in strutture messe a disposizione dal proprio distretto». In  particolare, «i tamponi antigenici saranno somministrati ai contatti stretti asintomatici, individuati dal medico di medicina generale oppure individuati e segnalati dal Dipartimento di prevenzione. E sarà sempre il medico – prosegue il segretario Fimmg – a decidere se effettuare il tampone antigenico a pazienti per i quali si sospetta un contagio. I tamponi antigenici saranno utili anche per i contatti stretti asintomatici allo scadere dei 10 giorni di isolamento».

Grazie all’accordo quadro, i medici di medicina generale saranno dotati di tutti i dispositivi di protezione individuale necessari e saranno tenuti a effettuare i tamponi antigenici solo a fronte di queste forniture. «Non si possono fare sconti sulla sicurezza dei colleghi – afferma  Scotti -. La medicina generale ha già pagato un tributo altissimo». L’accordo, che non prevede volontarietà, stanzia per i medici le risorse necessarie ad assorbire la complessità organizzativa. «Fondamentale», per Scotti, che «le Regioni si muovano rapidamente». Potrebbe essere «un primo passo per rafforzare in tempi rapidi la rete territoriale troppo a lungo trascurata».

30 ottobre 2020