Taizé, l’incontro europeo dei giovani dedicato alla misericordia
30mila i ragazzi a Valencia per una fine dell’anno in preghiera con la comunità ecumenica; in mille dall’Italia. I messaggi dei leader religiosi
30mila i ragazzi a Valencia per una fine dell’anno in preghiera con la comunità ecumenica; in mille dall’Italia. I messaggi dei leader religiosi
Diventare «oasi di misericordia», soprattutto per «i numerosi migranti» che bussano alle porte dell’Europa e che «hanno così bisogno di essere accolti». Lo scrive Papa Francesco in un messaggio inviato ai giovani riuniti a Valencia per il 38° Incontro europeo animato dalla Comunità ecumenica di Taizé. L’incontro è iniziato nella città spagnola il 28 dicembre per concludersi il 1° gennaio. Sono 30mila i giovani che hanno deciso di trascorrere la fine dell’anno in preghiera. 15mila sono ospiti nelle famiglie. Il gruppo più numeroso proviene dalla Polonia con 3mila giovani. Seguono Ucraina (2.000), Germania (1.500), Francia (1.500) e Italia (1.000).
«Essere vicini a coloro che sono nelle difficoltà». È questa la consegna che il Papa fa ai giovani. E aggiunge: «Voi sapete che la Chiesa è qui presente per tutta l’umanità e laddove sono i cristiani, ciascuno dovrebbe poter trovare un’oasi di misericordia. Questo è ciò che le vostre comunità possono diventare». Ai giovani di Taizé sono arrivati messaggi da tutti i leader delle Chiese cristiane. Il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, ricorda che «l’anno appena concluso è stato caratterizzato dall’impronta purtroppo rinnovata dell’odio. Gli attentati e gli attacchi terroristici non hanno cessato di minacciare la pace sul nostro pianeta. Di fronte a tanta incertezza e tanta paura, dobbiamo portare i nostri cuori sopra le acque fangose della malvagità». E aggiunge: «La grandezza dell’umanità è rispondere alla paura con l’amore».
L’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, leader spirituale della Comunione anglicana, augura all’Incontro europeo dei giovani di essere «segno di speranza» per l’umanità e «vincere lo stato d’animo di disperazione che pervade il mondo a causa di tanti conflitti e ingiustizie che gli esseri umani infliggono ad altri esseri umani». Il rev. Olav Fykse-Tveit, segretario generale del Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc), sottolinea come i giovani sono al cuore delle sfide del mondo ma sono anche la risorsa fondamentale per cambiarlo. «Possiamo rafforzare la volontà di cambiare il mondo, dimostrando che il cambiamento è possibile».
Fr. Alois, priore della Comunità fondata da fr. Roger, è appena tornato da un viaggio in Medio Oriente. Da settembre, due fratelli di Taizé sono in quella regione. Ad Amman, in Giordania, hanno visitato l’Unhcr, l’agenzia Onu per i rifugiati dove hanno incontrato i profughi. La maggior parte è originaria della Siria. In Giordania, ci sono attualmente 630mila rifugiati registrati provenienti dalla Siria. A questi si aggiungono 60mila rifugiati iracheni, 7mila sudanesi, somali e provenienti da altri Paesi. Frère Alois si è unito ai due fratelli in Libano e insieme hanno partecipato a una preghiera della sera venerdì 18 dicembre a Beirut. Poi è partito per la Siria dove, dopo una prima tappa a Lattaquie, ha trascorso la notte di Natale con i cristiani di Homs, ospite del vescovo melkita. «In tutto il Mondo – spiega Alois in una riflessione che verrà consegnata ai giovani a Valencia – nuove difficoltà, legate alle migrazioni, ecologiche, sociali, sono una sfida per credenti di differenti religioni ed anche per non credenti. La violenza armata provoca terribili devastazioni in nome di ideologie disumane. Senza perdere di lucidità, ma resistendo alla paura creata dall’insicurezza, il nostro “pellegrinaggio di fiducia” continua. Quelli che aspettano e vivono una mondializzazione della solidarietà hanno ancor più bisogno di sostenersi reciprocamente».
Cinque sono le proposte che la comunità di Taizé offre ai giovani per vivere «il coraggio della misericordia». La prima è «affidarci a Dio che è Misericordia». La seconda è «perdonare sempre e ancora». La terza: avvicinarsi «da soli o insieme ad altri, a una situazione di difficoltà». C’è poi la richiesta di «espandere la misericordia alle sue dimensioni sociali», in particolare a coloro, «donne, uomini e bambini, che sono costretti ad abbandonare la loro terra. Prendiamo coscienza che, se l’afflusso dei rifugiati e dei migranti crea delle difficoltà, può anche creare delle possibilità». E ancora: «Andiamo oltre la paura dello straniero, delle differenze di cultura. Non è isolandoci dietro a dei muri che faremo diminuire la paura, bensì andando incontro a coloro che ancora non conosciamo». L’ultima proposta è vivere la «misericordia per tutta la creazione» perché «la terra è la nostra casa comune e oggi essa soffre». (M. Chiara Biagioni)
29 dicembre 2015