Svolta Sea Watch e Sea Eye: via libera al trasferimento dei migranti
L’annuncio del premier di Malta, che ha comunicato l’ok all’accordo europeo per ripartire le 49 persone tratte in salvo dalle due navi tra 8 Paesi Ue, tra cui l’Italia. Il “grazie” alla società civile
«L’operazione per trasferire i migranti sulle navi delle nostre forze armate inizierà il prima possibile». Lo ha comunicato poco fa il premier maltese Joseph Muscat, annunciando il via libera all’accordo europeo per ripartire i migranti delle navi Sea Watch e Sea Eye da quasi 20 giorni in mare con 49 persone a bordo. I migranti, ha spiegato Muscat, verranno poi redistribuiti tra 8 Paesi Ue, tra cui anche l’Italia. «Lo sbarco è questione di ore», ha detto nella conferenza stampa che si è svolta questa mattina, 9 gennaio, alla Commissione europea.
La soluzione «alla fine non è stata trovata dall’Europa» ma dall’intesa multilaterale tra gli Stati che hanno deciso di farsi carico delle persone, ha sottolineato Muscat. Secondo fonti locali però si tratta di un’intesa che riguarderebbe anche la redistribuzione degli oltre 200 immigranti già accolti dall’isola nelle scorse settimane. La spinta sull’acceleratore è arrivata nella notte, dopo le parole pronunciate dal premier italiano Giuseppe Conte davanti all’oltranzismo del ministro Salvini sul no allo sbarco. «C’è un limite alle politiche di rigore», le parole di Conte, alle quali il ministro leghista aveva risposta addossando a Palazzo Chigi la responsabilità ultima di una simile decisione politica, destinata ad aprire un precedente nella strategia di contrasto ai salvataggi dei volontari in mare innescata proprio dal titolare del Viminale.
The EU decided to release their 49 hostages. After 19 days at sea, our guests will finally reach a safe port. This represents a confession of state failure, policy must not be made at the expense of people in distress. Thanks to all that were with us in these days. #United4Med
— Sea-Watch International (@seawatch_intl) 9 gennaio 2019
«L’Ue rilascia i suoi 49 ostaggi», twitta Sea Watch International: «Dopo 19 giorni in mare i nostri ospiti hanno trovato finalmente un porto sicuro. È una testimonianza di fallimento dello Stato, la politica non dovrebbe mai essere fatta a spese dei bisognosi». E da Sea Watch Italia rilanciano: «L’Ue ha raggiunto un accordo dopo 19 giorni. I nostri ospiti potranno raggiungere terra. Lo sbarco non può essere subordinato ai negoziati tra Stati a spese delle persone. Necessaria una soluzione strutturale. Grazie alla società civile che è stata con noi in questi giorni».
L’UE ha raggiunto un accordo dopo 19 gg. I nostri ospiti potranno raggiungere terra. Lo sbarco non può essere subordinato ai negoziati tra Stati a spese delle persone. Necessaria una soluzione strutturale.
Grazie alla società civile che è stata con noi in questi gg. #United4Med— Sea-Watch Italy (@SeaWatchItaly) 9 gennaio 2019
Intanto «il tempo è peggiorato, la situazione a bordo è sempre più difficile. Oggi e domani sarà difficile stare in mare. Anche se si è vicini alla costa non è facile tenere una rotta stabile», aveva dichiarato poche ore prima Giorgia Linardi, portavoce di Sea Watch, commentando la 19ª giornata della nave con 32 persone a bordo, alle quali si aggiungono le altre 17 a bordo della Sea Eye. Ora aggiunge: «Siamo contenti che si sia riusciti ad arrivare a una soluzione europea, anche se questo ha preso molto tempo e dimostra che sia necessario organizzarsi per avere una soluzione redistributiva immediata. Non è possibile che lo scarico sia condizionale al raggiungimento di un accordo tra Stati membri».
Il “grazie della ong va a «tutta la società civile», che ha dimostrato «una grande solidarietà», alle organizzazioni di United4Med, che hanno dato il loro supporto, e a «tutte le persone che si sono rese disponibili su ogni livello, dai porti al cibo. Per noi significa tantissimo perché dimostra che c’è un’Europa diversa. Siamo contenti di poter finalmente liberare le persone che sono imprigionate da quasi 20 giorni a bordo – aggiunge ancora la portavoce -. Ci rendiamo conto dello sforzo di Malta che non può farsi carico degli sbarchi di tutte le navi soccorse anche al di fuori della propria area Sar. Crediamo che sia responsabilità degli Stati membri trovare un accordo sulla redistribuzione, ma non è possibile aspettare 20 giorni per uno sbarco perché non riescono ad accordarsi».
9 gennaio 2019