Sulla neve con i bambini, i consigli degli esperti

Dai medici del Bambino Gesù, indicazioni e consigli utili per evitare incidenti e traumi: sci ai piedi non prima dei 4 anni, lezioni di gruppo e uso del casco, previo ok del pediatra

Nel cuore della stagione invernale, dai medici dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù arrivano consigli e indicazioni per vivere gli sport sulla neve come un momento di svago, in piena sicurezza. L’obiettivo: mantenere una sana condotta in pista, spiegano, per permettere a chi scia di «non costituire un pericolo per sé e per gli altri».

Il primo passo: accertarsi della buona salute del bambino. A differenza della pratica agonistica, chiariscono gli esperti, «la settimana bianca non comporta ovviamente alcuna visita medica preventiva. È comunque opportuno che prima di iniziare l’attività il pediatra curante certifichi che possa svolgerla senza rischio». Ma qual è l’età più indicata per iniziare? «A 4 anni si possono inforcare i primi sci, a 8 si può salire sullo snowboard e dai 10 in poi è possibile praticare fondo», nonostante sia una specialità in genere poco amata dai più piccoli in quanto più faticosa e meno “socializzante”. L’importante, secondo i medici dell’ospedale pediatrico, è «scegliere lo sport in funzione della crescita e dello sviluppo motorio: se a 4 anni si può imparare a sciare su pendii non eccessivi, per lo snowboard è necessaria più coordinazione ed è quindi meglio attendere un’età maggiore. Soprattutto all’inizio, è molto importante apprendere la tecnica di base e scongiurare così cadute traumatiche che comportino conseguenze fisiche e psicologiche».

Tra i consigli delgi esperti c’è anche quello di far frequentare ai bambini una scuola di sci, «possibilmente in gruppo, per «favorire l’aspetto relazionale». Sconsigliato il genitore che si improvvisa maestro: mamme e papà sono invitati invece a condividere con i piccoli il momento dell’apprendimento, «così da aiutarli a interiorizzare tutte quelle norme in materia di sicurezza nella pratica di questo sport». Suggerita anche una preparazione fisica che inizi almeno 15 giorni prima della partenza per la neve, permettendo di «sviluppare l’agilità e una migliore coordinazione nei movimenti». In particolare, «è molto importante abituarsi a mantenere l’equilibrio, perfezionare l’elasticità articolare e aumentare la capacità di resistenza praticando step, corsa o cyclette – precisano dall’ospedale della Santa Sede -.  L’allenamento di forza non è invece indicato ai ragazzi durante il periodo dell’accrescimento».

Ancora, prima di scendere in pista importante fare una colazione ricca di zuccheri e preparare i muscali con riscaldamento e stretching. Bastano pochi minuti, da ripetere poi in caso di lunghe pause durante l’attività, ad esempio dopo pranzo. Fondamentale anche scegliere l’abbigliamento giusto per evitare traumi degli arti inferiori, «più frequenti negli sciatori», o superiori, che «prevalgono invece negli snowboarders», e dotarsi degli accessori per la sicurezza. A cominciare dal casco.

Riguardo al numero delle ore da passare in pista, «dipende dalla fascia d’età». Quando il bambino avrà acquisito sicurezza e le competenze necessarie, sottolineano i medici del Bambino Gesù, «alla lezione di sci si potranno aggiungere le discese con mamma e papà. Anche se i più piccoli mostrano notevole capacità di resistenza, non devono però andare in pista se particolarmente stanchi. In queste condizioni, infatti, possono avere meno padronanza degli sci». Per i piccoli affetti da asma, preferibile lo sci di fondo, anche se con la dovuta attenzione all’aria fredda: sopra ai 1.500 metri di altezza infatti l’asma può incrementarsi. Utile allora un broncodilatatore da inalare mezz’ora prima dell’attività.

Un’ultima attenzione va riservata agli occhi. Sulle piste infatti è necessario proteggere gli occhi dei bambini dai raggi ultravioletti A e B. Per questo gli esperti raccomandano l’uso degli occhiali da sole con filtri protettivi per UVA e UVB, nel rispetto delle direttive comunitarie. Obbligatorio l’uso degli occhiali soprattutto per i bambini con congiuntivite allergica, in quanto più sensibili ai raggi.

23 gennaio 2015