Suicidio assistito, Parolin: «Difendere la vita in tutte le sue fasi»
Bocciato in Veneto il progetto di legge regionale che chiedeva non più di 27 giorni per rispondere alle richieste dei malati. Gambino (Scienza & Vita): «Consiglio regionale non può legiferare sui diritti inviolabili»
«Difendere la vita in tutte le sue fasi, espressioni e dimensioni, dall’inizio al suo termine naturale». Non lascia adito a dubbi la posizione del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, in riferimento alla bocciatura della legge di iniziativa popolare sul suicidio assistito da parte della Regione Veneto che ieri, 17 gennaio, non è passata per un solo voto. Depositata dall’associazione Coscioni – sulla scorta di 9mila firme -, la proposta chiedeva tempi certi imponendo un termine massimo di 27 giorni alle Asl nel dare una risposta alla richiesta dei malati con patologie irreversibili di accedere al trattamento per la morte volontaria.
Parolin intesta il primato del dibattito in seno alla Chiesa spiegando – a margine del convegno al Senato sull’eredità del cardinale Silvestrini – che «il tema della difesa della vita è un tema nostro». E sul ruolo dei cattolici in politica sottolinea l’importanza del dialogo tra le parti: «Normalmente, come dice Papa Francesco, i rapporti con la politica italiana sono di competenza della Cei, ma credo che nella particolate situazione in cui viviamo non può non esserci anche un rapporto con la Santa Sede». Quanto all’ipotesi di un ritorno a un partito di ispirazione cristiana, il segretario di Stato si dice consapevole che il passato non si può ripetere: «C’è stata una stagione con le sue grandezze e i suoi limiti, che però è finita, e sappiamo come. Al di là della formula, l’importante è che ci siano i valori cattolici, che poi sono valori umanistici, e che possono trovare spazio e realizzazione anche nella politica di oggi»
Di competenza istituzionale parla invece Alberto Gambino, presidente di Scienza & Vita e prorettore vicario dell’Università Europea di Roma, sottolineando come la bocciatura del progetto di legge riporta la discussione del tema nella sede più appropriata del Parlamento italiano, come la stessa Corte costituzionale aveva auspicato: «Né risponde a verità l’affermazione di quanti hanno sostenuto che si sarebbe trattato soltanto di una norma attuativa di quanto già deciso dalla stessa Corte e limitata ai tempi le procedure». Secondo Gambino il testo – presentato «fotocopia» in varie regioni italiani – toccava temi come il rapporto tra richiesta suicidaria e coinvolgimento in un percorso di cure palliative, la composizione della commissione medica, le modalità di esecuzione, i contenuti delle prestazioni sanitarie. «Tutti temi che sarebbe stato erroneo disciplinare in senso federale, attenendo alla dignità e ai diritti inviolabili della persona, prerogative che non possono certo essere differenziate da regione e regione», rileva il giurista.
18 gennaio 2024