Sui social la Galleria fa il boom

Francesca Cappelletti, direttrice del Museo Borghese, racconta iniziative e progetti, tra cui il ritorno “a casa” del dipinto Danza Campestre di Guido Reni

A settembre 2020, quando è stata designata dal ministro Dario Franceschini neo direttrice della Galleria Borghese, Francesca Cappelletti ha moltiplicato gli sforzi per mantenere il fil rouge con l’affezionato pubblico romano e internazionale. Non è certo facile debuttare nella gestione di un museo in piena pandemia ma l’esperienza non le manca: già membro del comitato scientifico della Galleria, la professoressa Cappelletti ha affrontato tante sfide sia nell’ambito della ricerca, in particolare sul collezionismo italiano dal Rinascimento al XIX secolo, sia in altre prestigiose istituzioni museali italiane. Come altre realtà espositive nazionali, la Galleria Borghese ha dunque lavorato sui suoi canali social e sul sito, moltiplicandone gli accessi: su Instagram è tra i musei italiani più seguiti e su Facebook i numeri sono ben presto quadruplicati.

Quale bilancio “provvisorio” può tracciare dell’uso delle tecnologie digitali per Galleria Borghese? Pensa che questi canali potranno trovare una loro utilità anche quando, speriamo a breve, riprenderanno le attività con il pubblico in presenza?
I canali digitali hanno rappresentato uno strumento essenziale per mantenere il rapporto con il pubblico nell’impossibilità di visitare fisicamente la Galleria. Tra i contenuti realizzati, ricordo sia video più brevi che materiali più corposi, come i documentari di 30 minuti su alcune nostre opere. Abbiamo inoltre ospitato personalità internazionali per garantire una pluralità di sguardi sull’arte, come Elizabeth Rodini, direttrice dell’Andrew Heiskell Arts, American Academy in Rome, ed esperti dell’Accademia di Francia Villa Medici. Nelle nostre sale infine abbiamo accolto, e continueremo a farlo, letture di opere letterarie a cura degli autori. Queste iniziative hanno generato un’ottima risposta del pubblico e meritano di continuare. Coloro che torneranno a percorrere le nostre sale potranno documentarsi in anticipo sulle iniziative e sulle opere grazie agli approfondimenti on line, con il risultato di poter godere al meglio del ritrovato contatto diretto con l’arte. In seconda battuta, anche chi avrà difficoltà tangibili per concedersi una visita in presenza, avrà la possibilità di un contatto con il nostro patrimonio.

Il lockdown ha comportato danni economici importanti per tutti gli istituti museali, secondo Federculture tra il 40 e il 60 per cento. Cosa prevede per il futuro?
La Galleria Borghese, che ha tratto in passato buoni introiti dagli ingressi, ha sofferto molto nel lockdown. Tuttavia rimango ottimista sul futuro e condivido la speranza di un ritorno alle attività in presenza, sebbene nel rispetto di alcune norme e in maniera contingentata. In definitiva, credo che la perdita di visite scontata nel 2020 possa essere in parte recuperata con una prossima riapertura.

A fine dicembre la Galleria ha “riportato a casa” il dipinto di Guido Reni “Danza Campestre”. Quali sono le ipotesi per una sua valorizzazione?
Questa operazione ci ha reso estremamente orgogliosi, appena la Galleria Borghese verrà riaperta esporremo al pubblico il dipinto. Nei mesi a venire, presumibilmente entro ottobre, potremo organizzare una serie di iniziative, tra cui una giornata di studi. Pensiamo anche alla possibilità di esporre il Guido Reni con altri dipinti dello stesso autore realizzati nel primo decennio del Seicento, oppure di affiancarlo con opere coeve di paesaggi romani.

Mercoledì 23 dicembre la Galleria ha trasmesso in diretta streaming, ma a porte chiuse, un concerto di musica barocca. A quali altri progetti vi state dedicando?
Per noi questa iniziativa è agli albori della ricerca nell’ambito musicale. Scipione Borghese, oltre che collezionista d’arte, è stato anche un mecenate di compositori e musicisti e questo ci dà la possibilità di approfondire il vasto materiale dell’Archivio Borghese presso l’Archivio Apostolico Vaticano. Vi sono molti importanti compositori che hanno lavorato a Roma sia per la famiglia Borghese che per altri importanti soggetti. Oltre allo studio speriamo di avviare un programma concertistico. Tuttavia teniamo molto ai nostri progetti espositivi. Ad esempio quanto prima opereremo in continuità con la direzione precedente, che aveva curato una mostra su Damien Hirst che ci auguriamo di poter aprire a maggio 2021, recuperando il lavoro già fatto.

19 gennaio 2021