Nuove tensioni a Khartoum, Capitale del Sudan. Fonti concordanti parlano di colpi di arma da fuoco esplosi, nella giornata di ieri, 14 gennaio, nei pressi delle sedi dei servizi di sicurezza, il National intelligence security service (Niss), sia a Khartoum sia nelle aree di Soba e Kafouri. Secondo alcune testimonianze, si tratterebbe di un’azione dimostrativa da parte di agenti e ufficiali per protestare contro indennità giudicate insufficienti. Secondo altre ricostruzioni invece unità dei servizi contesterebbero la ristrutturazione del corpo e la sua integrazione nelle Forze di intervento rapido, organismo paramilitare già in prima fila nel sostegno al presidente Omar Hassan Al-Bashir.

Di fatto, «i voli sono stati sospesi e c’è l’ipotesi di una chiusura dei ponti sul Nilo, che potrebbe essere decisa per ridurre la circolazione», riferisce all’agenzia Dire padre Lorenzo Baccin, missionario comboniano a Khartoum. «Qui dalla nostra casa non sentiamo il rumore delle raffiche – aggiunge -. Fonti concordanti però confermano le notizie rilanciate anche sui social: speriamo vada tutto bene, soprattutto per la popolazione, tenendo conto del fatto che c’è chi rema contro e non vuole che le cose cambino».

Il religioso, originario di Padova, fa riferimento alla rivoluzione culminata ad aprile nella caduta di Omar Hassan Al-Bashir, al potere per 30 anni. Il Niss, ora in fase di ristrutturazione, è stato uno degli architravi del potere dell’ex presidente. Secondo padre Baccin, a contrapporsi ai mutamenti sostenuti dal nuovo esecutivo guidato dal primo ministro Abdalla Hamdok sarebbero anzitutto forze “islamiste”. Tra i provvedimenti del governo in carica c’è stata l’abolizione del partito di Al-Bashir e di leggi «sull’ordine e la morale pubblica» improntate alla sharia, all’origine dell’arresto di migliaia di donne “colpevoli” di aver partecipato a feste private o aver indossato pantaloni.

15 gennaio 2020