Sudan, Grandi (Unhcr): «Servono sforzi di pace urgenti»

L’Alto Commissario Onu per i rifugiati: «I Paesi confinanti mantengano le frontiere aperte alle persone in cerca di sicurezza e protezione». Il sostegno ai governi locali

Sono decine di migliaia le persone che il conflitto in Sudan  sta spingendo ad abbandonare le loro case in cerca di sicurezza, sia all’interno del Paese che oltreconfine. Su di loro punta i riflettori l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati Filippo Grandi, esprimendo la sua preoccupazione per un Paese che già prima dell’attuale ondata di violenza contava 3,7 milioni di sfollati  interni; un numero in rapida ascesa, che se ancora non sono disponibili statistiche, così come in crescita sono i bisogni umanitari, anche questi già enormi prima.

Attualmente, almeno 20mila sudanesi sono fuggiti in Ciad, un Paese con risorse limitate che ospitava già 600mila rifugiati. I nuovi arrivati provengono dal Darfur, «una delle regioni del Sudan più colpite dalle violenze e dove la crescente instabilità potrebbe causare spostamenti molto più consistenti nelle prossime settimane», spiegano dall’Unhcr. Altri hanno attraversato l’Egitto e l’Agenzia Onu per i rifugiati sta discutendo con il governo per garantire che le persone bisognose di protezione internazionale siano adeguatamente accolte e seguite. Ancora, almeno 4mila rifugiati sud sudanesi – parte degli 1,1 milioni di rifugiati provenienti dai Paesi limitrofi attualmente ospitati dal Sudan – sono stati costretti a tornare prematuramente a casa in condizioni di profonda incertezza. «A loro probabilmente ne seguiranno altri».

Grandi rivolge quindi il suo appello a tutti i Paesi confinanti con il Sudan affinché mantengano le frontiere aperte alle persone in cerca di sicurezza e protezione. L’Unhcr, da parte sua, sta intensificando il suo sostegno ai governi di questi Paesi «per prepararsi ad accogliere un numero maggiore di arrivi». L’Alto Commissario unisce quindi la sua voce a quella del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres per chiedere «le ostilità cessino immediatamente e tutte le parti intraprendano significativi sforzi di pace. Questo – aggiunge – è urgentemente necessario anche per prevenire un’altra grave crisi con esodi forzati che potrebbe destabilizzare ulteriormente una regione fragile».

Nel frattempo, l’Unhcr, insieme al resto delle Nazioni Unite, rimane in Sudan a sostegno della sua popolazione, continuando a operare ovunque abbia accesso sicuro, appoggiandosi anche ad alcune delle reti comunitarie costituite durante la pandemia. L’obiettivo: aumentare le operazioni ovunque in Sudan il prima possibile. L’Alto Commissario invita quindi la comunità internazionale a fornire urgentemente risorse adeguate per sostenere gli sforzi dell’Unhcr. «Le risposte ai rifugiati nei Paesi della regione sono state a lungo estremamente sottofinanziate – afferma -. Dobbiamo affrontare con urgenza i bisogni dei rifugiati, dei Paesi e delle comunità ospitanti, soprattutto perché sempre più persone cercano sicurezza. Una vera e propria catastrofe può essere evitata, ma il tempo stringe».

27 aprile 2023