Striscia di Gaza: bombe su una casa cristiana vicina alla chiesa ortodossa

Nell’edificio, che appartiene alla stessa chiesa intitolata a san Porfirio, erano rifugiati circa 50 cristiani. Fonti locali riferiscono di numerose vittime e feriti. La denuncia del Patriarcato greco ortodosso: «Crimine di guerra che non può essere ignorato»

Nella serata di ieri, 19 ottobre, Israele avrebbe bombardato una casa situata nel terreno della chiesa greco-ortodossa di San Porfirio di Gaza, non distante dalla parrocchia latina della sacra Famiglia. Fonti locali riferiscono all’Agenzia Sir che l’attacco avrebbe fatto crollare un salone dove si erano rifugiati circa cinquanta cristiani e parlano di numerose vittime e feriti. Molte infatti le persone rimaste sotto le macerie, per recuperare le quali si è iniziato subito a scavare. Testimoni hanno riferito che il raid israeliano sembrava avere come bersaglio un obiettivo vicino al luogo di culto. La casa colpita, attigua alla chiesa ortodossa, appartiene alla stessa chiesa. Secondo un primo bilancio i morti sarebbero decine. Danneggiata anche la facciata della chiesa. Crollato un edificio adiacente.

San Porfirio si trova nel quartiere storico della Vecchia Gaza, dove secondo la tradizione si trovano le reliquie di questo eremita e vescovo di Gaza del V secolo. Nelle vicinanze si trova l’ospedale cristiano al-Ahli, dove secondo Hamas, martedì 17 ottobre un attacco missilistico ha ucciso centinaia di persone. La notizia del bombardamento è arrivata anche alla parrocchia latina della Sacra Famiglia di Gaza ed è stata confermata al Sir da suor Nabila Saleh. Anche il ministero degli Interni del governo di Hamas riporta la notizia, senza precisare il numero di morti e feriti. Una dura denuncia arriva invece dal Patriarcato greco ortodosso di Gerusalemme. «Prendere di mira le chiese e le istituzioni affiliate, che forniscono rifugi per proteggere i cittadini innocenti, in particolare i bambini e le donne che hanno perso la casa a causa del bombardamento israeliano delle aree residenziali negli ultimi tredici giorni, costituisce un crimine di guerra che non può essere ignorato», scrivono in una nota.

Il Patriarcato ribadisce che è determinato a continuare a svolgere il proprio dovere religioso e morale fornendo assistenza, sostegno e riparo alle persone che ne hanno bisogno, «nonostante le continue richieste da parte israeliana di evacuare i civili e le pressioni esercitate sulle chiese a questo riguardo». Il Patriarcato insomma, «non rinuncerà al suo dovere religioso e umanitario derivante dai suoi valori cristiani e fornirà tutto il necessario sia in tempo di guerra che di pace».

20 ottobre 2023