Strage Orlando, in Usa 89 armi ogni 100 abitanti

Negli Stati Uniti ce ne sono 270 milioni: Archivio disarmo calcola 30 vittime al giorno. «Serve seria riflessione: follia armarsi per cercare sicurezza»

In circolazione, negli Stati Uniti, ce ne sono 270 milioni: secondo Archivio disarmo, la media è di 30 vittime al giorno. «Serve seria riflessione: follia armarsi per cercare sicurezza»

270 milioni di armi in circolazione: 89 ogni 100 abitanti. Il giorno dopo la terribile sparatoria nel club Pulse di Orlando, in Florida, dove hanno perso la vita 50 persone (e altre 50 sono ferite) si torna a riflettere sulla questione della armi leggere negli Usa. La strage è avvenuta, infatti, a pochi giorni di distanza dall’omicidio della ventiduenne cantante Christina Grimmie, star di YouTube, sempre a Orlando, e dall’arresto di James Howell, carico di armi ed esplosivi, a Santa Monica. Anche se non sembra ci sia alcun collegamento tra i diversi episodi (l’omicida di Orlando è Omar Mateen e la sparatoria è stata rivendicata dal gruppo Stato islamico sulla radio Al Bayan) di certo si riapre il dibattito sul possesso di armi nel Paese.

«C’è un dato comune in queste storie che, però, non viene messo sufficientemente in rilievo – sottolinea Maurizio Simoncelli, vicepresidente di Archivio Disarmo -: la  disponibilità e la facilità con cui armi piccole e leggere anche da guerra sono reperibili sul territorio nordamericano. Gli Usa sono tra i paesi la cui popolazione è tra la più armata al mondo: vi sarebbero ben 89 armi ogni 100 abitanti su un totale di 270 milioni di armi in circolazione nel Paese. Di fatto, è oltre il 40 per cento maggiore rispetto a quello che si ha in Yemen, secondo solo agli Stati Uniti con 54,8 armi da fuoco ogni 100 abitanti. Il mercato americano è il maggiore in assoluto, quello dove anche i narcotrafficanti latinoamericani si riforniscono oltrepassando la frontiera messicana in uno scambio di droga con armi».

Secondo uno studio realizzato da Archivio Disarmo sull’utilizzo delle armi leggere in America, negli Stati Uniti ogni anno oltre 30mila persone rimangono uccise dalle armi da fuoco. La media giornaliera è di 30 vittime e la metà di loro sono giovani, di età compresa tra i 18 e i 35 anni; un terzo sono giovanissimi (sotto i 20 anni). L’omicidio in America è, infatti, la seconda causa di morte tra i giovani con età compresa tra i 15 e i 24 anni. Per gli afroamericani di quella stessa fascia di età si tratta addirittura della prima causa di morte. «Sono dati drammatici se li paragoniamo a quelli degli altri Paesi sviluppati – continua Archivio Disarmo -. Basti pensare che gli omicidi con armi da fuoco sono in media 50 in Giappone, meno di 150 in Germania, Italia e Francia, meno di 200 in Canada e oltre 10mila  negli Stati Uniti». Secondo le stime del Gun Violence Archive il 23 dicembre 2015 si potevano contare ben 12.942 persone uccise negli Stati Uniti in seguito a un omicidio, a spari non intenzionali o a un suicidio, in tutti i casi con armi da fuoco, ma secondo Archivio Disarmo questa stima non tiene conto della maggior parte dei suicidi con arma da fuoco, (cifra che si aggira intorno alle 20mila persone). Nella sua analisi l’ong cita anche uno studio molto approfondito effettuato da Michael Siegel della Boston University che, insieme a due coautori, ha rilevato come esista una diretta correlazione positiva tra diffusione di armi e numero di omicidi perpetrati con armi. Lo studio in questione ha analizzato una serie di dati sugli omicidi con armi da fuoco per tutti i 50 Stati americani dal 1981 al 2010 cercando di vedere se vi fosse una relazione tra cambiamenti nel tasso di possesso di armi e il numero di uccisioni con armi. Il risultato emerso dimostra che «ogni 1 per cento di incremento nella proporzione di possesso domestico di armi da fuoco» si è tradotto in un incremento dello 0,9 per cento nel tasso di omicidi.

Per quanto riguarda le “sparatorie di massa” (“mass shootings” da intendersi – secondo la definizione dell’Fbi – come l’evento durante il quale quattro o più persone sono colpite e/o uccise da armi da fuoco in un singolo episodio alla stessa ora e nello stesso luogo, escluso il tiratore) si sono verificate in circa 100 aree metropolitane nel 2015. «Il dibattito ora apertosi se i singoli episodi siano ascrivibili al terrorismo, all’omofobia, all’emarginazione sociale o alla follia appare tralasciare il quadro generale nell’ambito del quale la diffusione delle armi piccole e leggere solo nel 2015 ha provocato oltre 12mila vittime e mass shooting in circa 100 aree metropolitane – conclude Simoncelli -. Ancora una volta si assiste a ennesimi massacri in un Paese dove sembra che l’unica risposta possibile sia quella di armarsi sempre più alla ricerca di una sicurezza che questi arsenali non sembrano garantire».

14 giugno 2016