Strage nel campo profughi di Jabalia (Gaza), Unicef: «Scene orribili»

Secondo il Fondo Onu, dall’inizio del conflitto sono stati uccisi 3.500 bambini e feriti oltre 6.800 bambini: circa 400 al giorno. «Non può diventare la nuova normalità»

«Le scene di carneficina che provengono dal campo di Jabalia, nella Striscia di Gaza, in seguito agli attacchi di ieri, 1° novembre, e di due giorni fa, sono orribili e spaventose. Anche se non abbiamo ancora una stima del tributo che l’attacco ha avuto sui bambini, le case sono state rase al suolo, centinaia di persone sono state evidentemente ferite e uccise, e molti bambini sono stati segnalati tra le vittime». La denuncia arriva dall’Unicef, che evidenzia che questi attacchi «fanno seguito a 25 giorni di bombardamenti (oggi 26) in corso che, secondo le notizie, hanno provocato la morte di oltre 3.500 bambini – senza contare i morti di ieri – e il ferimento di oltre 6.800 bambini. Si tratta di oltre 400 bambini uccisi o feriti al giorno, per 25 giorni di fila. Questa non può diventare la nuova normalità», asseriscono.

I campi profughi, gli insediamenti per gli sfollati interni e i civili che li abitano «sono tutti protetti dal diritto internazionale umanitario (Diu) – ricordano ancora dal Fondo Onu per l’infanzia -. Le parti in conflitto hanno l’obbligo di rispettarli e proteggerli dagli attacchi.  Attacchi di questa portata contro quartieri residenziali densamente popolati possono avere effetti indiscriminati e sono assolutamente inaccettabili. I rifugiati e gli sfollati interni sono protetti dal diritto internazionale umanitario. Le parti in conflitto hanno l’obbligo di proteggerli dagli attacchi. I bambini hanno già sopportato troppo. L’uccisione e la prigionia dei bambini devono finire. I bambini non sono un obiettivo».

L’Unicef ribadisce quindi il suo urgente appello a tutte le parti in conflitto «per un immediato cessate il fuoco umanitario, per garantire la protezione di tutti i bambini e per un accesso umanitario sicuro e senza ostacoli per fornire aiuti salvavita su larga scala in tutta la Striscia di Gaza, secondo il diritto internazionale umanitario».

2 novembre 2023