11 morti e diversi feriti. È il bilancio delle due sparatorie che nella notte tra il 19 e il 20 febbraio hanno colpito la città di Hanau, 90mila abitanti nella regione dell’Assia, non lontana da Francoforte. Presi di mira in particolare i locali dove si fuma il narghilè, frequentati dalla comunità turca. La prima sparatoria, poco dopo le 22, in un bar “shisha”, appunto, avrebbe provocato la morte di 5 persone. Pochi minuti dopo e poco più lontano il secondo agguato, davanti a un bar tabaccheria: altri 4 morti. Diverse persone sono rimaste ferite. Secondo le anticipazioni del Bild, il presunto attentatore e probabilmente la madre sono stati ritrovati poi morti nell’appartamento dell’assassino, dove è stata rinvenuta anche una lettera di confessione, insieme a un video. Su questo materiale indagano al momento le forze di polizia ma, secondo il Bild, conterrebbero le ragioni di matrice razzista che hanno condotto alla sparatoria. L’attentatore sarebbe tedesco.

Da Bari, dove si trova per prendere parte all’incontro organizzato dalla Cei su “Mediterraneo, frontiera di pace”, il vescovo Paolo Bizzeti, vicario apostolico dell’Anatolia, rivolge il suo pensiero alle vittime, ai loro amici e familiari e alle nazioni da cui provengono. «Mi unisco nella preghiera al lutto grandissimo», afferma, rivolgendo parole cariche di commozione e «profonda solidarietà» al popolo turco. «Sorgono tante domande – prosegue -. Come mai ci sono queste esplosioni di violenza stupida, cattiva, ingiustificabile? A questa domanda bisogna cercare risposte approfondite. Non si può semplicemente dire che lo stragista era un pazzo. Si è creato un clima di odio, di disprezzo dell’altro, di violenza verbale che sui lunghi tempi conduce quasi inevitabilmente a conseguenze tragiche come questa».

Per il presule, ciò che colpisce è il verbo «annientare» usato dal killer per spiegare la motivazione della strage, che riporta l’Europa a un passato di guerra e sterminio. Nel messaggio che ha lasciato nel suo appartamento infatti lo stragista – un cittadino tedesco di estrema destra – ha scritto che alcuni popoli, che non si possono più espellere dalla Germania, devono essere «annientati», appunto. «Questo passato di sterminio purtroppo negli ultimi anni in Germania, in Italia, in Europa sta risorgendo – osserva Bizzeti – e c’è chi minimizza quando invece è il segnale che si sta perdendo la memoria di quello che è successo. L’Europa gode da 70 anni della pace, ma la pace va custodita e difesa senza mezzi termini». Quindi un riferimento alla realtà del Mediterraneo: «I vescovi da anni stanno denunciando che non si possono risolvere i problemi con un rifiuto, con la criminalizzazione della gente che scappa da morte, violenza, ingiustizie e povertà. La voce della Chiesa in questi anni è stata profetica: sempre abbiamo detto di abbassare i toni; sempre abbiamo chiesto di capire le cause e sempre bisogna prendere sul serio che accogliere delle persone comporta uno sforzo intelligente, non soltanto di bontà».

Anche il presidente della Cei Gualtiero Bassetti, sempre da Bari, commenta gli attacchi di ieri sera. «In questo momento – afferma -, pieni di commozione, siamo vicini ai nostri fratelli tedeschi per quello che è avvenuto: questo terribile scempio, questo attentato che offende profondamente la dignità umana». Con queste parole il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, commenta la strage avvenuta nella notte ad Hanau, nell’Assia tedesca. «Chi semina odio, raccoglie tempesta», afferma il cardinale commentando la motivazione razzista della strage. E aggiunge: «Siamo uniti, siamo solidali e assicuro le preghiere della Conferenza episcopale italiana e delle Conferenze episcopali di tutti i Paesi bagnati dal Mediterraneo riuniti qui a Bari».

20 febbraio 2020