Strage di Capaci, nell’aula bunker #palermochiamaitalia

Nel 24° anniversario della morte di Falcone, la manifestazione unisce 8 città, 50mila studenti e migliaia di cittadini per dire “no” alla mafia

Nel 24mo anniversario della morte di Falcone, la manifestazione unisce 8 piazze d’Italia, 50mila studenti e migliaia di cittadini per dire “no” alla mafia 

All’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo #palermochiamaitalia, la manifestazione che unisce 8 piazze d’Italia, 50mila studenti e migliaia di cittadini e volontari per dire “no” alla mafia. L’evento vuole ricordare il 24esimo anniversario della strage di Capaci, ad opera di Cosa Nostra: il 23 maggio del 1992 la mafia uccideva il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Gli uomini del boss mafioso Totò Riina fecero saltare in aria un tratto dell’autostrada A29, nei pressi dello svincolo di Capaci.

Le prime autorità giunte nella
sede che fu del maxi processo sono state i ministri della Giustizia e dell’Istruzione, Andrea Orlando e Stefania Giannini, il presidente del Senato, Pietro Grasso, il presidente della Fondazione Giovanni e Francesca Falcone, Maria Falcone, il presidente della Commissione Antimafia, Rosi Bindi e il neo capo della Polizia, Franco Gabrielli.

I ministri Giannini e Orlando
prima di recarsi all’interno dell’aula hanno fatto tappa al villaggio della Legalità allestito nei pressi del penitenziario, dove scout e coccinelle hanno mostrato loro manufatti e decorazioni legati al tema della lotta alla mafia. Per l’occasione è stata esposta anche la pagella scolastica di Giovanni Falcone, quando era uno studente di un liceo palermitano. «Il 23 maggio è una data incancellabile per gli italiani». Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

«La memoria della strage di Capaci, a cui seguì la barbarie di via D’Amelio in una rapida quanto disumana sequela criminale – ha proseguito il capo dello Stato – è iscritta con tratti forti nella storia della Repubblica e fa parte del nostro stesso senso civico. Un assassinio, a un tempo, che ha segnato la morte di valorosi servitori dello Stato, e l’avvio di una riscossa morale, l’apertura di un nuovo orizzonte di impegno grazie a ciò che si è mosso nel Paese a partire da Palermo e dalla Sicilia, grazie alla risposta di uomini delle istituzioni, grazie al protagonismo di associazioni, di giovani, di appassionati educatori e testimoni».

«Non dobbiamo mai abbassare la guardia contro la mafia, dando il massimo sostegno e gli strumenti a tutti i magistrati. E lo stiamo facendo», ha commentato il ministro della Giustizia Andrea Orlando. «Rivendico con orgoglio il lavoro fatto in quegli anni e ringrazio tutti gli uomini e le donne che hanno contribuito ad ottenere questi risultati importanti». Così il presidente del Senato Pietro Grasso, mentre alle sue spalle, proiettate sul maxi schermo scorrevano le immagini di quei momenti, con l’attuale seconda carica dello Stato – allora giovane magistrato – alle prese con il Maxiprocesso. «Avevamo la responsabilità e la consapevolezza di un’impresa difficilissima – ha aggiunto rispondendo alle domande del giornalista Attilio Bolzoni -, gli avvocati facevano di tutto per far saltare il processo. Quando uscii da quella porta mi prese un nodo alla gola vedendo gli avvocati, i giornalisti e gli imputati dietro le sbarre. Gli occhi del mondo erano puntati su Palermo. Fu una grande avventura».

«Con la mia esperienza tra i giovani posso dire che tanto è cambiato – ha detto la presidente della Fondazione Giovanni e Francesca Falcone, Maria Falcone, entrando nell’Aula Bunker -. Soprattutto grazie ai nostri insegnanti, i giovani a poco a poco stanno creando una società diversa. Ed è per questa speranza e per far sì che forse finalmente si avveri quel che diceva Giovanni che ”la mafia è un fatto umano e avrà una sua fine”, che siamo qua: per dare ai nostri giovani quei valori necessari per creare una società diversa».

23 maggio 2016