“Stanlio & Ollio”, il grande ritratto di una comicità senza tempo

Nella pellicola di Jon S. Baird un ritratto a tutto tondo dei due comici protagonisti, osservati prima di tutto come uomini. E la storia della loro amicizia vincente

Stan Laurel e Oliver Hardy sono considerati a livello internazionale il più grande duo comico della storia del cinema. Tra il 1927 e il 1950 sono apparsi in oltre 107 film (32 cortometraggi muti, 40 cortometraggi parlati, 23 lungometraggi, 12 partecipazioni straordinarie), contribuendo a consolidare il concetto di una comicità semplice, istintiva, intelligente, mai artificiosa. Ora la vita del duo anglo-americano (Stanlio era nato in Gran Bretagna nel 1891, Ollio in Georgia, Stati Uniti, nel 1892) rivive in questo film di Jon S. Baird – “Stanlio & Ollio”, appunto – che prende in esame il momento conclusivo della carriera dei due famosi attori, colti all’inizio di una tournée teatrale in Inghilterra nel 1953. All’indomani della grande epoca d’oro che li ha visti re della comicità, il loro futuro appare molto incerto…

Il copione, scritto con acutezza da Jeff Pope (autore, tra gli altri, di Philomena, premiato a Venezia per la migliore sceneggiatura) mette in scena un’ampia gamma di sfumature, che comprendono emozioni, divertimento, poesia, nella dimensione dei vari cambiamenti di carattere, suggestioni che si interrompono, sentimenti che scolorano. L’obbiettivo è quello di offrire un ritratto a tutto tondo dei due comici, osservati prima di tutto come uomini: che vuol dire scherzi e burle sempre divertenti, in grado però di restare vicini a umanità e realismo. Soprattutto il grado di amicizia si è dimostrato quello vincente, una solidarietà tra i due capace di superare la barriera del tempo, di andare oltre incomprensioni e rivalità per approdare intatta alla parte finale delle rispettive carriere.

Stan Laurel e Oliver Hardy hanno vissuto una vita insieme riuscendo a superare molte avversità. Qui sono messi di fronte ad una situazione per loro inedita, quando devono prendere atto che il teatro in cui devono esibirsi non è propriamente pieno. Non sono più giovanissimi e l’idea dello  scarso successo potrebbe essere per loro pesante. Eppure tengono duro, stringono i denti, riscrivono i copioni, riprovano le mosse e vanno in scena portando il peso di una sensibilità e di una esperienza non comuni. Ottengono la conferma di avere ancora il pubblico dalla loro parte, così ingenui, pasticcioni, burberi ma tanto, tanto simpatici. Forse il fatto di essere in due ha avuto il suo peso. La storia ricorda quel periodo legandolo ai nomi di Charlie Chaplin e di Buster Keaton, giullari inarrivabili e comici di una razza particolare, scavata nella sofferenza dei due individualisti. E però anche per loro resta indimenticabile la sequenza di Luci della ribalta (1952) quando un anziano Buster Keaton appare in scena e va verso il pianoforte, suscitando immediata ilarità.

In Stanlio & Ollio, presentato alla 12ª Festa del Cinema di Roma 2018, ecco nei panni dei due nomi tramandati dalla storia Steve Coogan (Laurel) e John C. Really (Hardy), capaci di offrire una interpretazione di assoluta aderenza e bravura. In particolare, per diventare Ollie, Really ha dovuto sopportare ogni giorno quattro ore di trucco: negli anni ’50 infatti Ollie pesava quasi 180 chili e l’attore non poteva essere appesantito più di tanto. Al glamour della Hollywood anni ’30 si contrappone il cupo grigiore della Gran Bretagna anni ’50. Insomma si tratta di un film di imprevedibile bellezza e intensità, un ritratto di oggi che fotografa ieri e guarda al domani. Con curiosità e voglia di conoscere, di non staccarsi da quel palcoscenico che il film restituisce con tanta adesione e partecipazione. Film veramente per tutti e per tutta la famiglia.

29 aprile 2019