Sport, salute e comunicazione: “Non basta un click”

In Vicariato l’incontro dell’Ufficio per la pastorale del tempo libero, turismo e sport. Lo schermitore Stefano Pantano: mai abbassare la guardia contro il doping

Nell’epoca del digitale è cambiato profondamente il modo di comunicare, di relazionarsi e di socializzare. Se è vero che internet offre l’opportunità di accedere in pochi istanti a un’infinita gamma di informazioni, è altrettanto vero che è spesso difficile discernere le notizie verificate dalle fake news. Il tema diventa ancor più delicato in ambito medico-scientifico dove la gestione, il controllo e la diffusione di informazioni sanitarie diventa sempre più difficile, in un’epoca in cui sempre più italiani ricorrono all’auto-diagnosi attraverso il web. “Per comunicare non basta un click: lo sport e la corretta informazione medico-scientifica” è il tema dell’incontro svoltosi questa mattina, 12 dicembre, nella sala “Cardinale Ugo Poletti” del Vicariato, organizzato dall’Ufficio diocesano per la pastorale del tempo libero, del turismo e dello sport, dall’Unione stampa sportiva italiana e dall’Ordine dei giornalisti. La mattinata di studio è stata l’occasione per parlare di salute, dell’importanza dei vaccini, del doping: tutti argomenti che spesso vengono risolti con l’intervento del “dottor Google”.

«Parlare della sofferenza fisica e spiegare quella dell’anima è difficilissimo – ha affermato il vescovo Paolo Ricciardi delegato per la pastorale sanitaria nella diocesi di Roma -. Nel linguaggio giornalistico bisogna tener conto anche di questo. Bisogna dare informazioni con chiarezza e trasparenza, andando nel profondo delle notizie». Dopo i saluti di don Francesco Indelicato, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale del tempo libero, e di Gianni Bondini, stella d’oro al merito sportivo del Coni, Marzia Duse e Lucia Leonardi del dipartimento di Pediatria e Neuropsichiatria infantile della Sapienza di Roma, si sono soffermate sulla responsabilità dei giornalisti in tema di vaccinazioni. «Ricorrere all’obbligatorietà è avvilente – ha detto Duse -. Una sconfitta della comunicazione, che deve essere attenta, verificata e servirsi di una controparte per fornire messaggi chiari». Il “bombardamento” di notizie che circolano sul web non è sinonimo di maggiore conoscenza da parte degli utenti perché «spesso i genitori non hanno idea di cosa sia un vaccino, di come funzioni e perché è importante vaccinarsi», ha aggiunto Leonardi, secondo la quale la stampa «può facilitare il dialogo tra medico e paziente informando su larga scala in modo esaustivo e chiaro un pubblico eterogeneo».

Altro nodo critico sul tavolo dell’incontro, quello del doping, al quale concorrono, seppure in modo marginale, anche i “like” dei social network, perché spesso l’esercito dei followers spinge il campione in erba a cercare scorciatoie. «Un problema che purtroppo esiste ancora nello sport», ha detto Stefano Pantano schermitore tre volte campione del mondo di spada a squadre che lunedì prossimo sarà insignito del Collare d’Oro al merito sportivo, massima onorificenza del Comitato olimpico nazionale italiano. L’atleta, uno dei più forti tiratori nella storia della scherma italiana, ha evidenziato che in Italia l’attenzione in tal senso è sempre molto alta. «In questo campo la nazione è all’avanguardia e dobbiamo essere fieri di essere una delle prime nazioni al mondo per la lotta a questa piaga». Ovviamente non bisogna «abbassare la guardia, perché ci sarà sempre chi concorre in modo sleale», ha rimarcato. Ma se il problema è “sotto controllo” a livello agonistico, «è cresciuto in modo esponenziale a livello amatoriale, soprattutto nel ciclismo, perché girano soldi con gli sponsor – ha aggiunto Giovanni Grauso, procuratore capo Fci -. Cresciuta, purtroppo, anche la violenza sui campi da gioco con genitori che si scagliano contro gli arbitri».

Daniele Pasquini, presidente del Comitato provinciale del Centro sportivo italiano, ha parlato di «sfida culturale» perché il doping è un problema «educativo, accentuato dal fatto che nel mondo dello sport amatoriale non c’è la paura dei controlli essendo questi sporadici. Dobbiamo inventarci altre strategie e fare rete. Per arginare il fenomeno, Csi ha avviato una collaborazione con i farmacisti». Il Centro sportivo italiano, ha ricordato, ha «approntato un programma sportivo a misura degli oratori romani grazie al quale dopo 16 anni di lavoro abbiamo 200 squadre negli Oratori Cup».

12 dicembre 2019