Sport paralimpico, la conferma di Luca Pancalli

Prime elezioni con la nuova formula giuridica di ente pubblico per il Comitato italiano paralimpico, che rielegge il presidente uscente: «Abbiamo cambiato la cultura del Paese, insieme scriveremo altre pagine bellissime»

Il Comitato italiano paralimpico si lascia alle spalle una pagina importante della sua storia e per prepararsi a scrivere il futuro si affida all’uomo che ha guidato il movimento paralimpico negli ultimi 18 anni. Luca Pancalli è stato eletto ieri, 24 gennaio, presidente del Cip per un nuovo mandato, il primo nella nuova veste giuridica di ente pubblico: l’Assemblea nazionale elettiva, riunita al Foro Italico a Roma, gli ha riservato 51 voti su 56 (due le schede bianche, tre quelle nulle), confermandolo dunque nel ruolo che (nelle varie denominazioni che storicamente il Cip ha avuto) ricopre ormai da quasi due decenni. Pancalli era l’unico candidato, segno di una sostanziale unità del movimento, che nella stessa occasione ha rinnovato anche i membri della Giunta nazionale e del Collegio dei revisori dei conti. Alla Giunta nazionale sono stati eletti Marco Borzacchini, Remo Breda, Renato Romeo di Rocco, Paola Fantato, Sandrino Porru, Mario Scarzella, Roberto Valori, Martina Caironi, Alessio Sarri, Marco Peciarolo, Bruno Molea, Massimo Porciani.

«È un momento importante – ha detto Pancalli – perché oggi parte il nuovo corso del Cip: idealmente chiudiamo un libro e iniziamo a scriverne un altro, entrando nel futuro. In questi anni abbiamo costruito un pezzo di storia, e chiudiamo oggi un quadriennio di grandi soddisfazioni. Grandi campioni tengono alto il nome dello sport paralimpico, e siamo orgogliosi di quanto fatto a Rio de Janeiro, dove abbiamo conquistato il nono posto al mondo. Oggi l’Italia è vista nel mondo come un modello da seguire, e a questo si deve anche la mia elezione a membro del board dell’Ipc, il movimento paralimpico internazionale, che è un riconoscimento al sistema italiano». Ma la nostra identità forte, ha continuato, «è quella dei tre agitos, corpo, mente e spirito che danno movimento, che indicano lo sport come strumento per il recupero di tanti ragazzi: abbiamo allora bisogno di fare ancora altra strada, abbiamo bisogno che il territorio si apra al diritto allo sport delle persone disabili. Ecco l’importanza degli interventi che abbiamo studiato, ecco l’importanza di essere diventati un ente pubblico, elevando la pratica sportiva paralimpica a interesse collettivo della società».

Secondo Pancalli «il movimento paralimpico ha rappresentato un pezzo di stravolgimento culturale del Paese»: lo ha fatto dal punto di vista culturale, lo ha realizzato nei fatti, ad esempio con la presenza di atleti paralimpici nei gruppi sportivi dei corpi militari. L’Italia è al sesto posto nel mondo come conoscenza del movimento paralimpico, e fra i primi dieci italiani che esportano il marchio “Italia” all’estero due sono atleti paralimpici (Alex Zanardi e Bebe Vio). «Siamo stati testimoni e artefici del cambiamento del nostro Paese sotto il profilo culturale». E il futuro? In attesa di una fusione con il Coni, per la quale i tempi non sono ancora maturi, bisogna «trovare codici narrativi diversi, scommettere sul territorio e sulla presenza di servizi per le persone disabili che intendono intraprendere la pratica sportiva, rafforzare il ruolo delle Unità Spinali, far comprendere che lo sport è uno strumento per trasmettere benessere: siamo un pezzo del welfare del nostro paese, ed è una sfida che fino a poco tempo fa pareva inammaginabile». Ed è dunque fondamentale puntare sull’aiuto nell’avvio allo sport, i cui costi iniziale rappresentano una barriera per moltissime persone: un intervento che è stato avviato con un primo stanziamento nella legge di bilancio 2018. «Scriveremo insieme – ha concluso Pancalli – altre pagine bellissime dello sport e della cultura del nostro Paese».

25 gennaio 2018