Sport individuale o di squadra? Ecco come scegliere per i ragazzi

Inclinazioni, pressione psicologica, motivazione, capacità comunicative e di concentrazione, senso di responsabilità. Sono solo alcuni degli elementi più importanti da considerare

Siamo in quel periodo in cui le famiglie si organizzano per il nuovo anno solare, con un occhio al proprio lavoro e l’altro alla pianificazione delle attività extra-scolastiche dei figli e, tra queste, spicca l’attività sportiva. Non sempre però la scelta dello sport avviene in modo consapevole come, ad esempio, quella tra sport individuale e sport di squadra. Quando un bambino si trova a dover scegliere lo sport da praticare, nella sua decisione hanno un ruolo determinante le influenze sociali esterne. I genitori, descrivendo le principali caratteristiche delle varie discipline sportive, dovrebbero guidarlo verso una scelta consapevole, frutto dell’incontro tra le motivazioni del ragazzo e le prospettive fisiologiche, cognitive e di socializzazione insite in ogni sport. La conoscenza delle attitudini del ragazzo e soprattutto la corretta valutazione delle sue predisposizioni e delle sue insicurezze sono i parametri fondamentali per orientarlo verso la disciplina giusta.

Un errore ricorrente, che tanti genitori commettono e che rischia di compromettere l’autostima del ragazzo, è indurlo a cimentarsi con la stessa disciplina praticata in gioventù da un familiare (magari per ottenere finalmente un riscatto personale rispetto a un successo tanto desiderato e mai conquistato). Lo sport ha una struttura che per molti aspetti assomiglia all’organizzazione del mondo scolastico; anche nell’ambiente sportivo, infatti, troviamo uno o più insegnanti, il gruppo dei compagni, una dirigenza, una serie di norme da rispettare e verifiche continue (ad esempio le partite) con cui confrontarsi.  A volte la pratica sportiva è in grado di fortificare il carattere e di aiutare a superare i propri limiti.  Per un adulto che soffre di ansia, per esempio, praticare uno sport ad alto livello di stress potrebbe essere d’aiuto a superare tale stato. Ma un ragazzo con una identità non ancora definita e con le insicurezze del caso, trarrebbe sicuramente maggiori benefici da una disciplina capace di ripartire l’ansia per il numero di individui appartenenti a un gruppo: la squadra.

Gli sport di squadra sono consigliati ai ragazzi eccessivamente timidi, che hanno paura di sbagliare e che temono il confronto individuale e il giudizio di chi li circonda. Praticare uno sport di gruppo può aiutarli a conquistare una maggiore fiducia in se stessi, ma può giovare anche a chi, al contrario, mostra una eccessiva irruenza che si trasforma spesso in un atteggiamento prepotente. Dunque, gli sport di squadra si addicono a varie tipologie di ragazzi e permettono loro di conoscere la frustrazione e la delusione di un insuccesso senza trasformarli in una sconfitta personale. Il gruppo infatti permette di percepire un eventuale fallimento in modo lucido, senza particolari contraccolpi psicologici, e di considerare la sconfitta come una opportunità di crescita e maturazione in vista di un nuovo obiettivo. Lo sport collettivo è sinonimo di socializzazione; l’allenamento e la partita sono un ottimo pretesto per riunire un gruppo di ragazzi e indurli ad un confronto continuo, fonte di un dialogo costruttivo in termini di maturazione cognitiva e comportamentale.

Gli sport individuali, invece, sono indicati in particolar modo per i ragazzi eccessivamente irruenti e spesso iperattivi. Quando la responsabilità è tutta sulle sue spalle, il ragazzo deve mantenere una maggiore autodisciplina rispetto al coetaneo che ha scelto di praticare uno sport di squadra. Infatti alcuni sport individuali, in particolar modo le arti marziali, mirano a formare il ragazzo da un punto di vista tecnico-fisico ma soprattutto da un punto di vista disciplinare. L’autocontrollo insegnato in questi sport riesce spesso a incidere sugli atteggiamenti negativi tipici di alcuni adolescenti, modificandoli; dove non riescono la famiglia e la scuola, spesso può intervenire lo sport.

Gli effetti a lungo termine di questi due differenti modi di esercitare la pratica sportiva sono la collaborazione, il senso di gruppo, lo spirito di competizione e il senso di appartenenza per quanto riguarda lo sport di squadra. In uno sport individuale, invece, il senso di responsabilità, la disciplina e l’equilibrio psico-fisico. La responsabilizzazione aumenta perché il ragazzo, non potendo contare su nessun compagno di riferimento, deve per forza organizzarsi autonomamente, concentrandosi per ottenere il risultato e rispondendone sempre personalmente.

In chi pratica discipline individuali si nota un processo cognitivo e di apprendimento comportamentale più precoce; affrontare le proprie paure, vincerle, raggiungere gli obiettivi senza l’aiuto di altre persone, gestire le sconfitte portano il ragazzo a una veloce messa in atto del processo di sviluppo. La squadra invece è caratterizzata da una serie di stretti rapporti interpersonali che prevedono complesse interazioni e processi di reciproca influenza. Nonostante l’esigenza di unità e coesione del gruppo, nelle squadre le occasioni di conflitto e di rivalità sono numerose. L’ambizione a ruolo di leader e la ricerca della stima dell’allenatore generano spesso tensioni. La critica costruttiva e la cooperazione facilitano le relazioni interpersonali permettendo di superare le situazioni di conflitto.

Sport individuali e sport di squadra si diversificano in base alle modalità di apprendimento e all’approccio mentale necessario per praticarli. Pressione psicologica, motivazione, capacità comunicative e di concentrazione, senso di responsabilità sono alcuni degli elementi più importanti da tenere in considerazione quando si tratta di scegliere quale sport praticare. Difficilmente si potrà dire che uno sport è migliore di un altro in quanto tutte le discipline sono in grado di aiutare e sostenere l’individuo nella maturazione di aspetti sia cognitivi che fisico-motori e la scelta, quindi, dovrebbe essere dettata dalla sensibilità e la conoscenza che ogni genitore ha dei propri figli, insieme all’ascolto ed alle inclinazioni/preferenze da loro esplicitate. (Lucia Calabrese)

19 ottobre 2018