Spogliato “L’albero di Fabrizio”

L’ulivo che ricorda Fabrizio Di Bitetto, morto in un incidente nel 2019, era addobbato con decine di oggetti simbolici. La mamma: «Atto vandalico di cui non ci capacitiamo»

A Monteverde lo conoscono tutti come “L’albero di Fabrizio”. È un ulivo piantato e benedetto nel 2020 in piazza Scotti in memoria di Fabrizio Di Bitetto, morto a 21 anni il 5 ottobre 2019 in seguito ad un incidente stradale all’Eur. In questi anni era stato addobbato con decine di oggetti simbolici. Ieri, 27 luglio, i genitori lo hanno trovato completamente spoglio. «Mi hanno svuotato di tutto – dice la mamma, Cinzia Desiati -. È stato un duro colpo, è come se avessero spogliato Fabrizio e l’avessero lasciato nudo, inerme, impoverito. Un atto vandalico del quale non riusciamo a capacitarci. Abbiamo patito abbastanza, infierire su persone già ferite è troppo».

In questi tre anni sui rami dell’albero erano stati posizionati biglietti, fiocchi, lavori artigianali «fatti con tanto amore» e legati alla famiglia Di Bitetto: un nastro per celebrare con Fabrizio il matrimonio della sorella, un cuore ricamato a mano in occasione della nascita del nipote. Oggetti che fino a due settimane fa erano al loro posto. Ieri, 27 luglio, quando i genitori sono andati a  innaffiare l’ulivo non hanno trovato più nulla. «Gli oggetti hanno resistito alle intemperie – prosegue Cinzia -, non alla mano dell’uomo. Erano legati in alto, alcuni erano piccolini e nascosti dalle foglie. C’è voluto molto tempo per staccarli. Non abbiamo trovato rami spezzati, il che significa che hanno fatto un lavoro certosino per rimuoverli. Le telecamere installate nella piazza non funzionano e chi ha spogliato l’albero lo sapeva, altrimenti non avrebbe rischiato».

Cinzia ha informato il municipio XII e attraverso la sua pagina Facebook lancia un appello a chi «ha visto qualcosa o a chi ha preso gli oggetti non sapendo che due genitori disperati in 3 anni e mezzo hanno cercato di far vivere Fabrizio in questo albero». Per la famiglia Di Bitetto, infatti, l’ulivo rappresenta la vita di Fabrizio che «va avanti, nonostante tutto. Lo abbiamo piantato quando era ancora piccolo – aggiunge Cinzia -, come mio figlio morto a soli 20 anni. Era ancora un ragazzino. L’ulivo sta crescendo forte e rigoglioso come sarebbe stato lui». Da quel giardino la famiglia di Fabrizio lancia anche un monito ai ragazzi. Su una targa, infatti, accanto alla foto del giovane è stata incisa la scritta «Non correte, non bevete, non fate uso di droghe, amate la vita!».

Pensando a «quell’angolo di paradiso» ora deturpato, Cinzia si dice stanca «di essere quella paziente, tollerante, che non vuole vendetta, che deve sopportare tutto». Non ce la fa più e si chiede come sia possibile «accettare tutto questo. Accettare che chi ha ucciso tuo figlio è libero e non ha trascorso neanche un giorno agli arresti domiciliari nonostante una sentenza di condanna a tre anni e quattro mesi inflitta in primo e secondo grado. Come si fa ad accettare la morte di un figlio per la quale nessuno ci ha mai chiesto perdono?».

28 luglio 2023