Sparatoria a Los Angeles, l’arcivescovo: «Dobbiamo pregare per la nostra gente»

12 le persone uccise nella notte tra 7 e 8 novembre da Ian David Long, giovane ex marine con disturbo da stress post-traumatico. Il presule: «Chiediamo il conforto per tutti e la pace per la nostra comunità»

«Una violenza orribile, una notizia tragica che mi ha tenuto sveglio come molti di voi». L’arcivescovo di Los Angeles Josè Gomez commenta con parole piene di dolore la notizia della sparatoria avvenuta nella notte tra il 7 e l’8 novembre al Borderline Grill di Thousand Oaks  (Los Angeles), dove 12 persone sono state uccise da Ian David Long, un giovane ex marine di 28 anni, con disturbi mentali. Stando alle ricostruzioni, il giovane ha preso in prestito la macchina della madre e si è recato al bar dove era in corso una serata di balli di gruppo per giovani universitari. Ha gettato dei lacrimogeni all’ingresso e all’interno della sala da ballo, quindi, armato di una pistola calibro 45 modificata con un dispositivo acquistato legalmente, ha sparato alla guardia di sicurezza, alla cassiera del bar e ad altre dieci persone che gli sono capitate a tiro.

Sotto i colpi di Long è caduto il sergente Ron Helus – che sarebbe andato in pensione il prossimo anno -, intervenuto immediatamente per bloccare l’attentatore. Long invece è stato colpito a morte da altri agenti intervenuti al Borderline. Non sono note le ragioni che hanno scatenato la violenza; quello che si sa è che l’ex marine era affetto da disturbo da stress post-traumatico, detto anche nevrosi da guerra, che colpisce diversi militari. Già nei mesi scorsi la polizia aveva dovuto effettuare un intervento al suo domicilio per disturbo alla quiete pubblica: l’uomo gridava, si comportava in maniera irrazionale e i vicini raccontavano che era solito prendere a calci le pareti di casa fino a distruggerle. Il dipartimento di salute mentale aveva dichiarato che poteva restare al suo domicilio. Fino all’altra notte, quando vestito di nero, con una sciarpa scura sul volto, dopo aver lanciato i lacrimogeni ha preso a sparare senza pronunciare alcuna parola.

Al momento non si conoscono ancora i nomi delle vittime, ma si sa che tra i 18 feriti non ci sono persone colpite da proiettili ma piuttosto con tagli ed ematomi legati alla fuga: in tanti hanno rotto le finestre per uscire dal locale. Tra le persone scampate alla strage ci sono molti degli appassionati di musica country che erano miracolosamente scampati al massacro di Las Vegas, quando Stephen Paddock sparò dalla stanza di un hotel su un festival di musica country e uccise 58 persone. Thousand Oaks è una zona tranquilla, vissuta soprattutto da studenti, dove non sono segnalati atti di violenza e criminalità. Da oggi niente sarà più lo stesso. «Dobbiamo pregare intensamente per la nostra gente – è l’esortazione di monsignor Gomez -. Dobbiamo pregare per le famiglie, per chi è stato ucciso, per quelli che sono stati feriti e in modo speciale per il sergente Ron Helus, che ha perso la vita difendendo eroicamente la gente. Chiediamo il conforto per tutti e la pace per la nostra comunità».

9 novembre 2018