“Skolé”, lavoro in rete per l’integrazione dei ragazzi

Al Borgo Don Bosco il progetto compie 15 anni di attività. Accolti 500 giovani provenienti da 38 Paesi, coinvolti 350 volontari. Collaborazione con scuole e servizi territoriali

Si scrive “Skolé” (in greco “tempo libero”), si legge famiglia, una comunità interculturale dove si instaurano relazioni autentiche e si offrono agli adolescenti gli strumenti per crescere. Il progetto, attivo al Borgo Ragazzi Don Bosco di via Prenestina, ha festeggiato ieri sera, martedì 4 giugno, i primi 15 anni di attività con l’incontro “La convivialità delle differenze. Da 15 anni a servizio degli adolescenti del V Municipio”.

Inserito nell’area “Rimettere le ali” guidata da Alessandro Iannini, il servizio favorisce i processi di integrazione scolastica, linguistica e sociale di giovani italiani e stranieri di età compresa tra gli 11 e i 16 anni che vivono una situazione di disagio sociale e familiare e che sono a rischio di dispersione scolastica. I volontari, la più giovane delle quali ha 18 anni e la più grande 81, oltre al sostegno scolastico si impegnano a sensibilizzare i ragazzi sui temi legati all’immigrazione e alla promozione del dialogo interculturale.

“Skolé” è nata per fornire una didattica individualizzata ai ragazzi propria dello spirito salesiano, quella che san Giovanni Bosco definiva “la pedagogia del sarto”. In 15 anni Skolé ha accolto 500 giovani, 289 italiani e 211 stranieri provenienti da 38 Paesi soprattutto Perù, Cina, Egitto, Romania e Bangladesh, che sono stati seguiti da 350 volontari.

Attuale coordinatore è Marco Carli, 25 anni, che a “Skolé” ha svolto il tirocinio universitario e il servizio civile. Lo ha definito «una casa sicura dove i ragazzi imparano un metodo di studio ma anche a divertirsi e a stare insieme». Ragazzi come Sanel, Germana e Manuel che oggi sono rispettivamente pasticciere, studentessa di Ingegneria e dell’istituto tecnico “Lattanzio”. Hanno frequentato “Skolé” per molto tempo e all’unisono hanno testimoniato di aver imparato «a stare in gruppo anche tra persone molto diverse tra loro, di diversa cultura ed esperienze di vita».

Aperta lunedì, martedì, giovedì e venerdì dalle 15 alle 19, la scuola oggi ospita 40 adolescenti (26 stranieri e 14 italiani) che vengono coinvolti nelle attività dell’oratorio, nei laboratori artistici e musicali e nelle attività del centro di formazione professionale. «Questa è una comunità che ha a cuore l’accoglienza e la crescita dei ragazzi attraverso l’integrazione», ha spiegato don Daniele Merlini, direttore del Borgo Ragazzi don Bosco.

Ideatore ed educatore del progetto “Skolé” è stato Luigi Calabretta, attuale preside dell’istituto scolastico “Figlie di Nostra Signora al Monte Calvario”, che si è soffermato sulla necessità di far recuperare ai ragazzi «la curiosità dei bambini, di trasmettere loro dei valori civili e sociali e aiutarli a crearsi un percorso di autoapprendimento. Non bisogna trattarli come contenitori da riempire con tante nozioni ma insegnare loro a pensare».

Maurizio Puce, formatore e coordinatore del progetto dal 2006 al 2016, ha ricordato che “Skolé” lavora in rete con le scuole e i servizi territoriali che seguono il minore. Il servizio funge da «mediatore tra gli istituti scolastici e la famiglia – ha detto – non solo dal punto di vista didattico ma ci soffermiamo su quelli che sono i bisogni individuali dei giovani». Impegno rimarcato da don Vittorio Cunzolo, incaricato dell’oratorio e del centro giovanile del Borgo Ragazzi don Bosco, secondo il quale la priorità è andare incontro «agli interessi dei giovani senza farli sentire ghettizzati. A dicembre, per il desiderio di cinque adolescenti del Bangladesh, è nata qui una squadra di cricket che oggi conta 30 giocatori».

5 giugno 2019