In Siria «si prepara una nuova alba»

L’arcivescovo greco-cattolico di Aleppo Jean-Clement Jeanbart scrive ai fedeli della città martire: «La guerra volge al termine. È giunto il tempo di costruire una società chiamata al progresso e alla prosperità»

Dopo tanti anni, «la guerra volge al termine» e «per la Siria si prepara una nuova alba». L’arcivescovo greco-cattolico di Aleppo Jean-Clement Jeanbart scrive ai fedeli della città martire, passando in rassegna le ultime vicende legate a un conflitto che non esita a definire «finito. È ciò che ascoltiamo dalle dichiarazioni dei capi di Stato – spiega – ed è ciò cui stiamo assistendo». Per l’arcivescovo, «è giunto il tempo di costruire una nuova Siria, libera, moderna, pluralista; una società chiamata al progresso e alla prosperità».

Il presule parla di un Paese che «si sta preparando a lanciare programmi di ricostruzione delle sue infrastrutture andate distrutte». In particolare di Aleppo afferma che «tutte le zone della città oggi sono sicure. Acqua e luce sono erogate regolarmente, le scuole e le università hanno ripreso i corsi, l’economia sta rinascendo e questo porterà a tanti posti di lavoro». E cita, come testimonianza, il ritorno in città di tanti uomini di affari e imprenditori, come anche di “businessmen” dall’estero pronti a investire nel campo immobiliare, «vera locomotiva della crescita economica e commerciale in ogni Paese».

Nella sua lettera pastorale monsignor Jeanbart mette l’accento anche sull’importanza di ricostruire l’immenso patrimonio storico e culturale della Siria. Per questo motivo cita la decisione dell’Unesco di ricostruire la città vecchia di Aleppo, della fondazione dell’Aga Khan di sostenere i lavori di rifacimento della Cittadella e dell’Iran di mettere mano alla moschea degli Omayyadi. Da qui l’appello a tutti coloro che hanno lasciato la Siria in questi anni di guerra a ritornare; soprattutto quelli che, desiderando una vita migliore sono andati nei Paesi occidentali, dove non hanno trovato guadagni significativi e oggi vivono con un modesto salario, privi di vita sociale. Speculare l’appello a chi invece pensa di partire: «Non fate il tragico errore di perdere ciò che è più caro al mondo: la terra in cui siete nati. Tanti giovani – prosegue l’arcivescovo – vorranno venire in Siria per trovare un lavoro adeguato. Negli anni a venire serviranno operai specializzati, manager, medici, insegnanti. Grazie a Dio per la pace e la vittoria – conclude -. Egli ha aperto ai nostri concittadini, dopo questa guerra insensata, la possibilità di vivere ancora una volta con dignità nella nostra amata terra».

8 novembre 2017