Assumersi «piena responsabilità» per il reintegro dei bambini nelle comunità locali e per un «rimpatrio sicuro» nelle loro terre e facilitare un «accesso umanitario incondizionato, all’interno di Al-Hol e ovunque in Siria, per raggiungere ogni bambino che abbia bisogno di aiuto, ovunque esso sia». Sono le richiesta rivolte nella giornata di ieri, 17 luglio, dall’Unicef a «tutte le parti in conflitto in Siria». Nel nordest del paese, denunciano dall’organismo internazionale, almeno 70mila persone vivono nel campo di Al-Hol; si stima che più del 90% di loro siano donne e bambini. Tra i bambini, circa 20mila sono siriani. I restanti 29mila provengono da 62 Paesi diversi, compresi 9mila dall’Iraq. La maggior parte ha meno di 12 anni. Questi bambini sono altamente vulnerabili, sono sopravvissuti a duri combattimenti e hanno visto inimmaginabili atrocità».

L’Unicef accende i riflettori sulla «difficile situazione umanitaria» che questi piccoli affrontano, «per molti ulteriormente aggravata dall’aver subito recenti esperienze di abuso o dall’essere stati costretti a combattere o a compiere atti di violenza estrema. Questi – si legge nella nota diffusa ieri – sono solo una parte di un più ampio gruppo di bambini presumibilmente associati al conflitto armato, bloccati nei campi, in centri di detenzione e orfanotrofi in Siria, soprattutto nel nordest. Molti, anche di 12 anni, sarebbero stati detenuti. Nella provincia di Idlib, nel nordovest del Paese, circa 1 milione di bambini sono stati intrappolati per mesi e mesi nel mezzo di pesanti combattimenti. Il loro destino e il loro futuro sono in bilico».

Entrando nello specifico del campo di Al-Hol, il rappresentante Unicef in Siria Fran Equiza, di ritorno da una missione sul luogo, racconta di «migliaia di ragazzi e ragazze che non hanno mai avuto la possibilità di essere soltanto dei bambini. Questi sono bambini! Meritano di ricevere cure, protezione, attenzione e servizi a i massimi livelli». Al contrario, «dopo anni di violenze, non sono desiderati, sono stigmatizzati dalle loro comunità locali o evitati dai loro governi». Per loro, e non solo, ogni giorno l’Unicef e i suoi partner forniscono circa 1,7 milioni di litri di acqua potabile e 750mila litri di acqua per uso domestico. Ma il consumo di acqua in estate cresce e dall’Unicef avvertono: sarà una sfida continuare a garantire quantità sufficienti di acqua. Di qui la richiesta di «9 milioni di dollari per continuare a fornire assistenza e supporto ai bambini e alle famiglie nei campi e ampliare le operazioni per rispondere ai loro bisogni».

18 luglio 2019