Siria, riaperto il centro di distribuzione aiuti dei Gesuiti

Il lavoro ripreso con il cessate il fuoco del 5 maggio. Più di 6mila le persone assistite, senza distinzioni di religione. Ora servono medicine e cibo

Il lavoro ripreso con il cessate il fuoco del 5 maggio. Più di 6mila le persone assistite, senza distinzioni di religione. Ora servono medicine e cibo

Dopo due giorni di stop, con il cessate il fuoco di ieri, giovedì 5 maggio, sono riprese le attività del centro di distribuzione aiuti del Servizio dei Gesuiti per i rifugiati (Jrs) ad Aleppo, che serve circa 6.300 persone. Nei giorni precedenti «molte bombe sono cadute vicino al nostro centro, dove abbiamo tra l’altro anche una clinica. Così il team di Aleppo insieme all’ufficio nazionale che sta presso all’aeroporto di Damasco ha deciso di fermare ogni attività», ha riferito il responsabile relazioni esterne del Jrs di Aleppo Cedric Prakash, in un’intervista rilasciata al Tg2000. Di qui la scelta di fermare ogni attività, presa dal team di Aleppo insieme all’Ufficio nazionale, presso l’aeroporto di Damasco. Poi la riapertura, con il cessate il fuoco.

Il centro dei Gesuiti, ha sottolineato Prakash, aiuta «sia cristiani che musulmani ma anche gente di cui non sappiamo nulla. Il Jesuit refugee service non fa distinzioni in base alla religione. Noi serviamo ogni essere umano, in particolare i più afflitti». Quindi il religioso traccia un bilancio degli ultimi giorni di violenza: circa 300 i morti e numerosi i feriti. In più, «in molte parti della città, ci hanno detto, ci sono persone bloccate, che non possono uscire. Ora fortunatamente – ha aggiunto Prakash – c’è il cessate il fuoco: ogni tregua è un bene per tutti».

Il gesuita si è rivolto poi a «tutte le fazioni in guerra, ovunque siano e da dovunque provengano». L’appello: «Fermino le ostilità, perché gli attacchi sulla popolazione civile sono al di fuori di ogni negoziazione». La necessità al momento, ha evidenziato, riguarda le attrezzature mediche: «Qui la gente ha bisogno di cure, gli ospedali sono pieni di uomini, donne e bambini che stanno morendo. Il materiale medico deve assolutamente arrivare. La gente è priva di ogni bene, molti sono anche senza cibo».

«Noi vogliamo la pace – ha concluso Prakash -, la gente di Aleppo vuole la pace. Preghiamo per la pace, speriamo nella pace, e così la gente siriana. Perché la guerra e la violenza non sono nell’interesse di nessuno. Speriamo che il cessate il fuoco e la tregua possano continuare e che tutto il popolo possa godere di una pace sostenibile e durevole nei giorni e negli anni a venire».

6 maggio 2016