Siria, padre Mourad chiede all’Europa una soluzione politica

Il religioso rapito il 21 maggio in Siria e liberato il 10 ottobre, ringrazia Acs e si appella all’Ue. Il 14 novembre l’incontro del Centro missionario di Roma

Il religioso sequestrato il 21 maggio in Siria e poi liberato il 10 ottobre, ringrazia Acs e si appella all’Ue. Il 14 novembre l’incontro del Centro missionario di Roma

Parla della sorte dei cristiani in Medio Oriente, padre Jacques Mourad, il religioso della comunità fondata dal gesuita romano Paolo Dall’Oglio, sequestrato il 21 maggio e poi liberato il 10 ottobre scorso. E lo fasenza nascondere grande preoccupazione per una situazione che «si aggrava di giorno in giorno, al punto che mi è molto difficile intravedere
soluzioni possibili». L’occasione è la lettera indirizzata al responsabile di Aiuto alla Chiesa che soffre per il Medio Oriente, padre Andrzej Halemba, nella quale padre Mourad ringrazia Acs con cui collabora da diversi anni, per il sostegno ricevuto nella preghiera durante i mesi della prigionia. «Se sono qui – scrive -, se il Signore ha potuto realizzare questo miracolo, è stato anche grazie alle vostre preghiere, dei vostri benefattori e della Chiesa universale».

Nella lettera, padre Mourad ricorda l’aiuto offerto dalla fondazione di diritto pontificio alla sua comunità, quella del monastero Deir Mar Musa, fondato da padre Dall’Oglio, «che oggi cerca di soccorrere un Paese sofferente sotto ogni punto di vista: spirituale, materiale e umano». Qaryatayn, Mehine, Hawarine: questi i luoghi dove, con l’aiuto di Acs, «abbiamo potuto svolgere la nostra opera umanitaria», riconosce il religioso, ricordando gli aiuti alle famiglie rifugiate, ai malati e ai adisabili, la ricostruzione delle abitazioni distrutte e le numerose borse di studio.

«Il vostro sostegno – scrive padre Mourad al responsabile di Acs per il Medio Oriente – ha contribuito in qualche modo anche al miracolo della mia liberazione e al mio ritorno alla vita. Grazie alle testimonianze di chi ha beneficiato di questi gesti di solidarietà, le porte della misericordia si sono riaperte e il cammino della libertà si è presentato nuovamente davanti ai miei occhi. Non dimenticherò mai il momento in cui ho potuto abbandonare il luogo della mia prigionia». Quindi pone l’accento sull’altissima percentuale di cristiani che abbandonano il Medio Oriente: «Tutti hanno il diritto di voler vivere in un luogo in cui regna la pace e in cui assicurare un futuro migliore ai propri figli».

Un tema, quello della condizione dei cristiani in Medio Oriente, del quale il religioso tornerà a parlare a Roma sabato 14 novembre, nell’incontro organizzato dal Centro missionario diocesano, insieme al cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. L’appuntamento, alle 10 nel palazzo del Vicariato, si inserisce nel programma di formazione missionaria proposto dall’ufficio diocesano a tutti gli animatori delle comunità parrocchiali e religiose, per allargare ai confini del mondo gli orizzonti della pastorale.

Intanto dal religioso di Deir Mar Musa arriva anche un appello all’Unione Europea, «affinché il suo ruolo in Siria non si limiti all’invio di aiuti umanitari. L’Europa – scrive padre Mourad – deve assolutamente cercare una soluzione politica. Perché questa è l’unica via per garantire la salvezza della nostra gente e del nostro Paese».
5 novembre 2015