In Siria non si ferma il movimento di sfollati interni

Save the Children: oltre 110mila bambini costretti alla fuga a causa dei combattimenti a Idlib. Case e ospedali rasi al suolo dalle bombe. Oltre 500 le scuole chiuse. Ripari, cibo e acqua insufficienti

Non c’è pace per la Siria. Conclusa l’offensiva di Aleppo, si combatte a Idlib, nel nord ovest del Paese, dove nelle ultime settimane si è registrato uno dei più grandi spostamenti di massa avvenuti nel corso del conflitto, ormai giunto a quasi a sette anni, con oltre 7mila persone che, in media, si spostano ogni giorno. In tutto, si stima in 200mila il numero di quanti sono costretti alla fuga verso nord. Cifre quattro volte superiori a quelle registrate durante le ultime fasi dei combattimenti ad Aleppo. Case e ospedali sono stati rasi al suolo dalle bombe. Oltre 500 le scuole chiuse nella città.

A fornire le cifre del dramma è Save the Children, secondo cui il 54% delle persone in fuga è rappresentato da bambini: oltre 110mila. Ripari, cibo, acqua e medicine, informano, sono insufficienti a soddisfare i loro bisogni. Molti hanno trovato rifugio all’aperto, dove sono esposti a temperature gelide, o in edifici abbandonati. Con combattimenti su tutti i fronti però tanti sono intrappolati senza alcuna possibilità di fuga. I partner dell’organizzazione prevedono che ulteriori decine di migliaia di persone siano costrette a fuggire verso nord nelle prossime settimane, coi combattimenti che, verosimilmente, penetreranno più a fondo di Idlib. Intanto le infrastrutture civili continuano a essere sotto attacco: di recente risultano essere state bombardate 7 scuole e 12 strutture sanitarie. A Idlib sono state obbligate alla chiusura oltre un terzo delle scuole, comprese alcune supportate da Save the Children.

La situazione, denunciano dall’organizzazione, «sta mettendo sotto enorme sforzo servizi già tirati all’eccesso». Idlib infatti è già il riparo di più di un milione di sfollati che vi hanno cercato rifugio o si sono trasferiti qui da altre parti della Siria. Molti in seguito ai combattimenti ad Aleppo o in altri luoghi del Paese; altri dopo essere stati nei vicini Libano e Turchia. «Ora sono nuovamente al centro del conflitto». A lungo vista come roccaforte dell’opposizione, Idlib è stata dichiarata zona di “de-escalation” lo scorso maggio, con un accordo firmato dal governo siriano, dall’Iran, dalla Turchia e dalla Russia. Tuttavia i combattimenti sono tornati a intensificarsi rapidamente. Ora la situazione è ulteriormente peggiorata.

Sonia Khush, direttrice di Save the Children in Siria, non ha dubbi: «Ciò a cui stiamo assistendo è orribile e indica che il conflitto in Siria è lontano dalla fine. Milioni di persone restano intrappolate in un’area di guerra dove subiscono ciclicamente bombardamenti. Tutte le parti coinvolte nel conflitto continuano a mostrare completo disprezzo per le vite e il benessere dei bambini». Insufficienti i ripari, così come il cibo, l’acqua, le medicine, e le infrastrutture vengono erose giorno dopo giorno. «I nostri partner sul campo – prosegue Khush – riferiscono che regolarmente trovano rifugio in una sola casa più famiglie. Molti altri non hanno un luogo chiuso dove ripararsi, nonostante le temperature siano gelide di notte. Alcune famiglie sono state costrette a spostarsi più volte». Tutte queste persone in fuga vengono spinte in enclave ancora più piccolo e sempre più sovraffollato, «senza una reale via d’uscita». Proprio per questo «è necessario che, con urgenza, sia messa fine ai combattimenti e che sia consentito l’accesso umanitario senza restrizioni, affinché i bambini possano ricevere gli aiuti e le scuole possano riaprire».

Al momento il team di risposta rapida di Save the Children è impegnato insieme alle organizzazioni locali nella distribuzione dei kit d’emergenza ai nuovi arrivati: teli di plastica, coperte, sapone e lampade a energia solare, insieme a razioni di cibo e di denaro contante per supportare l’acquisto di beni essenziali. Servono «urgentemente» fondi per poter offrire a migliaia di altre famiglie riparo e cibo. «Le persone – racconta Najla, insegnante a Idlib – arrivano di giorno e di notte, senza sosta. Non ci sono luoghi, ripari e tende per loro, ma solo condizioni climatiche rigide. Ospito cinque famiglie a casa, sono fuggite e hanno cercato rifugio qui. Le persone fuggono dalle bombe, ma non hanno tende o ripari. Questa area è piena di sfollati. Le organizzazioni umanitarie non sono in grado di offrire aiuto a tutti e molte persone soffrono. Il clima freddo sta rendendo le cose ancora più difficili».

Per informazioni e per sostenere l’impegno di Save the Children è possibile consultare il sito www.savethechildren.it.

18 gennaio 2018