Siria, l’appello di padre Jallouf: «Fermate la guerra»

Il francescano si rivolge ai partecipanti alla IV Conferenza di Buxelles, il 30 giugno nella Capitale belga. «Popolo abbandonato. Mancano pane e medicine»

«Vi chiediamo di fermare la guerra». Da Idlib, nel nord ovest della Siria, padre Hanna Jallouf, francescano della Custodia di Terra Santa, lancia il suo appello ai partecipanti alla quarta Conferenza di Bruxelles “Sostenere il futuro della Siria e della regione”, che si tiene oggi, 30 giugno, se pure in forma virutale, nella Capitale belga. «Il popolo è stanco, si sente abbandonato a se stesso e al suo destino tragico – le parole del francescano -. Sono 10 anni che non vediamo altro che morti, sangue, violenza, distruzioni. Non abbiamo più medicine e pane. La povertà cresce giorno per giorno. Se dovesse verificarsi una epidemia di Covid sarebbe una catastrofe senza precedenti».

La Conferenza, copresieduta da Unione europea e Nazioni Unite, riunisce tutti i soggetti interessati con l’obiettivo di affrontare efficacemente la situazione attuale siriana e offrire un sostegno costante agli sforzi delle Nazioni Unite per favore di una soluzione politica globale al conflitto siriano. Non solo: tra i suoi obiettivi c’è anche quello di mobilitare il sostegno finanziario necessario per la Siria e per i Paesi vicini che ospitano rifugiati siriani, oltre a portare avanti e approfondire il dialogo con la società civile

Padre Jallouf è il parroco latino di Knaye, uno dei tre villaggi cristiani della Valle dell’Oronte, nella provincia di Idlib, sotto controllo dei jihadisti di Tahrir al-Sham, oppositori al regime del presidente Assad. Dal suo punto di osservazione, racconta di un violenza che «sale ogni giorno, così come aumenta la povertà della gente. Non solo si combatte tra esercito governativo e ribelli armati ma anche tra gli stessi jihadisti ci sono scontri». Ognuna delle fazioni armate infatti, spiega, «vuole accreditarsi come capo della zona e così sale la violenza. Il popolo è stanco, sfiduciato, non si fida più di nessuno». Di qui la richiesta di «far cessare subito il fuoco qui dove si combatte», di «aprire le vie di comunicazione per permettere agli aiuti di arrivare. La popolazione – prosegue il religioso – è allo stremo. Non abbiamo medicine a sufficienza, manca il pane e quello che si trova oggi ha un costo esorbitante. La gente muore di fame e per mancanza di cure. Se dovesse scoppiare una epidemia di Covid – aggiunge – qui sarebbe una catastrofe. Non abbiamo nessuna possibilità per fare fronte al virus».

Padre Jallouf, raggiunto dall’Agenzia Sir, si fa interprete dei bisogni del popolo: «Non ci sono più soldi. Le sanzioni internazionali ci stanno impoverendo ogni giorno di più. Esse colpiscono il governo e i suoi dirigenti ma ricadono anche sul popolo che soffre per la mancanza di ogni bene basilare. Ogni giorno assistiamo a morti e rapimenti. Un cristiano della nostra comunità, con 4 figli, è stato rapito due mesi fa e non abbiamo più notizie di lui. C’è chi lotta per garantirsi un trono personale invece di lavorare per il bene del popolo. I siriani hanno bisogno di pace, stabilità e sicurezza. Preghiamo il Signore – conclude – perché ispiri, nei partecipanti alla Conferenza, scelte coraggiose, giuste, rispettose della dignità del nostro popolo. Vi chiediamo di trovare una soluzione a questa guerra che nessuno vuole. La Siria vuole tornare a vivere».

30 giugno 2020