Siria, l’ansia per padre Jallouf e l’impegno dei Francescani

Dopo il rapimento del parroco di Knayeh insieme ad alcuni fedeli della sua comunità, la Custodia di Terra Santa rinnova l’impegno accanto alla popolazione in tutta l’area. Il ruolo dell’Associazione pro Terra Sancta

Cresce l’attesa, nella comunità francescana e non solo, per la sorte di padre Hanna Jallouf e dei suoi 20 parrocchiani sequestrati con lui nel convento di San Giuseppe a Knayeh, in Siria, nella Valle dell’Oronte, nella notte tra il 5 e il 6 ottobre. Nel villaggio nel quale è avvenuto il sequestro si trovano non solo la parrocchia latina, con un asilo e un centro giovanile, ma anche uno dei quattro centri di accoglienza creati dai frati della Custodia di Terra Santa all’inizio del conflitto, di cui ora si teme per la sopravvivenza. Gli altri si trovano a Yacoubieh, Jser – El Chougour e Jdeideh; in tutto ospitano circa 200 persone e provvedono tutti i giorni alle esigenze di altre 4mila.

Proprio il Custode, padre Pierbattista Pizzaballa, che è anche è presidente dell’Associazione pro Terra Sancta (Ats), si era recentemente recato in Siria insieme a padre Simon Herro, responsabile della Regione San Paolo, per verificare di persona la situazione della fraternità e dei conventi, in quanto le notizie arrivate a Gerusalemme erano spesso confuse e le comunicazioni venivano continuamente interrotte. Con alcuni frati, informano dall’Ats, non si hanno contatti da mesi per la mancanza di elettricità.

Al momento, le zone più colpite dal conflitto sono a nord ovest, nella vallata del fiume Oronte, appunto, dove si trovano alcuni villaggi cristiani (Knayeh, Yacoubieh, Jisser, Ghassanieh e Gidaideh) e ad Aleppo. A Latakia e a Damasco invece la situazione è più controllata. Fin dall’inizio della guerra i frati della Custodia di Terra Santa hanno aperto conventi e chiese all’ospitalità e provvedono ai bisogni di moltissime famiglie, sia cristiane che musulmane, che resistono grazie al loro aiuto. Attualmente, sono presenti 14 frati, che si trovano ad Aleppo, Damasco, Homs e in tanti villaggi al confine con la Turchia e il Libano. Recentemente, fanno sapere da Ats, il numero è aumentato grazie ad alcuni giovani che sono stati mandati ad aiutarli.

Il convento di Knayeh recentemente era rimasto senza vetri alle finestre e il tetto ha subito gravi danni. Nella stessa zona è stato colpito anche il villaggio di Ghassanieh, dove un anno fa è stato ucciso padre Francois Murad, 49 anni, per opera sempre dei miliziani di Jabhat al-Nusra. Dei 4mila abitanti ne sono rimasti ben pochi e le case abbandonate sono state occupate dai ribelli che avanzano numerosi con le loro famiglie. Anche il convento di Yacoubieh, poco distante dai confini con la Turchia, dove ha sede un altro centro di accoglienza, lo scorso 20 luglio era stato colpito da un missile lanciato da un aereo. L’edificio aveva subito danni molto gravi ma senza nessuna vittima.

La situazione resta comunque difficile anche ad Aleppo, dove prima della guerra vivevano 4 milioni di abitanti, fra cui 200mila cristiani. Oggi ne restano poco più di un terzo. La città, dove è diventato difficile ance trovare cibo e gasolio per il riscaldamento, rimane senz’acqua anche per 7-10 giorni consecutivi, testimonia padre Herro, che da tre anni porta aiuti a Dsmasco, e migliaia di persone vanno avanti proprio grazie ai quattro pozzi che i francescani hanno costruito prima dello scoppio della guerra. L’elettricità prima veniva interrotta per 6 ore, ora ne possono passare anche 12-14, ma la gente, commenta, «nonostante i bombardamenti e la paura costante di muoversi, continua ad andare in chiesa».

Ad accoglierla, le numerose realtà nelle quali i francescani continuano a essere presenti: il convento di Sant’Antonio di Padova ad Aleppo così come ad Azizieh, poco distante, quello di San Francesco; a Damasco/Bab Touma il convento di San Paolo e la cappella di Sant’Anania. Ancora, nella capitale siriana, a Tabbaleh, il Memoriale san Paolo, dove è avvenuta la sua conversione, e a Salhieh, il convento di Sant’Antonio. Sul mare il convento del Sacro Cuore di Gesù di Lattakia, l’omonima realtà di Jisr El-Choughour e a Jacoubieh il convento della Signora di Fatima, oltre naturalmente alla comunità guidata da padre Jallouf a Knayeh. A sostegno della loro opera, l’Associazione pro Terra Sancta, ong senza fine di lucro della Custodia di Terra Santa, impegnata nel coordinamento degli interventi umanitari cattolici nel Paese. Per informazioni: http://www.proterrasancta.org/, email: info@proterrasancta.org.

8 ottobre 2014