In Siria la guerra continua. Colpi di mortaio anche sul Patriarcato ortodosso

Oltre 40 i morti nei raid aerei governativi sulla regione a est di Damasco, controllata dalle opposizioni. Gli appelli dell’Onu e dell’Ue: situazione «estrema» in alcune zone. «La gente continua a morire»

Ancora lontana la pace per Damasco, dove nella giornata di lunedì 5 febbraio alcuni colpi di mortaio lanciati verso il centro della città dai gruppi armati che ancora controllano i sobborghi orientali hanno colpito l’area del Patriarcato siro ortodosso, provocando almeno 2 morti e 3 feriti. Il lancio di artiglieria ha raggiunto la zona nei pressi della cattedrale siro-ortodossa di San Giorgio, dove un gruppo di volontari russi aveva da poco distribuito pacchi di aiuti alla popolazione locale. A riprova del fatto che il conflitto nel Paese sia tutt’altro che terminato, l’Agenzia Fides ricorda che nel mese di gennaio i quartieri della Città Vecchia di Damasco, dove sono concentrate le chiese e le sedi dei Patriarcati, sono stati raggiunti a più riprese da lanci di razzi e colpi di mortaio provenienti dal sobborgo di Ghuta, che solo il 22 gennaio avevano provocato 9 morti, in gran parte studenti che uscivano da scuola, e più di venti feriti.

Tragico anche il bilancio dei raid aerei governativi siriani di ieri, 6 febbraio, proprio sulla regione a est di Damasco controllata da forze delle opposizioni e assediata dalle truppe lealiste. I morti sono oltre 40. I bombardamenti sono stati compiuti nello stesso giorno in cui le Nazioni Unite hanno chiesto un immediato cessate-il-fuoco in tutta la Siria per almeno un mese, per permettere il recupero dei feriti e la consegna di generi di prima necessità. Per l’Onu la situazione è «estrema» in alcune parti del Paese, dove le agenzie umanitarie non hanno accesso o dove è troppo pericoloso intervenire. Il portavoce Onu ha dichiarato: «Centinaia di migliaia di profughi interni sono in fuga, sono estremamente vulnerabili e vengono colpiti dai bombardamenti. Occorre una pausa umanitaria». Della situazione in Siria ha parlato davanti all’Europarlamento anche l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea Federica Mogherini: «La guerra in Siria non è finita e la gente continua a morire. Tutte le azioni militari si devono concentrare contro i terroristi, non sui civili».

7 febbraio 2018