Siria, il parroco di Aleppo: occorre un accordo internazionale

Il racconto di padre Alsabagh: «Viviamo in continua sofferenza, da anni». Nella parte ovest della città «il 90% delle persone sotto la soglia di povertà»

Il racconto di padre Ibrahim Alsabagh: «Viviamo in una continua sofferenza, da anni». Nella parte ovest della città «il 90% delle persone sotto la soglia di povertà»

«Noi viviamo in una continua sofferenza, da anni. Aleppo est o Aleppo ovest, la zona controllata dall”esercito regolare e quella controllata dalle milizie, la sofferenza è sempre la stessa. Spesso senza acqua, sempre senza elettricità, privi di medicine essenziali, cibo, coi prezzi alle stelle, con il terrore continuo per le bombe che cadono sulle case, sulle chiese, sugli ospedali, sulle scuole». È la testimonianza del parroco latino di Aleppo, il francescano Ibrahim Alsabagh, raccolta da “Voci del mattino”, il programma di Radio 1.

«Quella che si combatte in Siria – le parole del religioso – è una guerra mondiale e Aleppo ne è l’epicentro. La soluzione non potrà arrivare da un accordo fra il governo di Assad e i capi delle milizie. Occorre un accordo internazionale, perché sono tanti i Paesi che hanno le mani dentro la Siria: Turchia, Iran, Arabia Saudita, Qatar, Giordania, Israele». Per il parroco di Aleppo, «sono americani e russi che devono trovare una intesa, è inutile pensare a una soluzione che arrivi dal terreno. Nella mia zona, ad Aleppo ovest, posso affermare che il 90% delle persone vive sotto la soglia della povertà».

Padre Ibrahim offre uno spaccato della vita di Aleppo. La gente, dice, «non ha i soldi per comprare acqua, carne, formaggio, non osa neppure pensare di poter fare una visita medica o acquistare medicine essenziali per la salute. Senza gli aiuti umanitari, sia della Chiesa, sia di altri, è impossibile parlare di vita, in qualsiasi parte di Aleppo. Vedo un futuro molto buio per tutto il mondo, non solo per la Siria. L’avidità per il denaro e per le risorse dei Paesi, la smania di potere e di gloria, non devono guidare la politica. Cosi andiamo verso l’autodistruzione, verso guerre totali».

Di qui un appello «per la pace, per la condivisione, per una equa distribuzione delle ricchezze mondiali, che sono sempre in diminuzione. La soluzione non può venire dalle armi ma dal dialogo, dal rispetto della dignità umana, che adesso viene derubata. Faccio un richiamo forte alle due superpotenze, Usa e Russia – concluso padre Alsabagh -, un appello per arrivare a un accordo sulla Siria, per salvare il salvabile, quello che è rimasto, che non è molto in verità. Perché qui è tutto pieno di ruderi, l’uomo stesso è diventato un rudere».

28 settembre 2016