Ancora nessuna notizia sulla sorte del gesuita romano Paolo Dall’Oglio, rapito a Raqqa nel luglio 2013 e di cui da allora si sono perse le tracce. Dalla comunità monastica di Khalil Allah, da lui fondata nel monastero siriano restaurato di Deir Mar Musa, a circa 80 chilometri da Damasco, arriva però una lettera di Natale in cui i monaci e le monache, pur essendo in parte dispersi nel mondo anche a causa della guerra, raccontano il loro cammino verso la festa che celebra la nascita di Gesù a Betlemme.

Nella lettera, riferisce l’Agenzia Fides, vengono fornite anche notizie sulle iniziative messe in campo nell’ultimo anno dagli appartenenti alla comunità. E si racconta che anche la “casa madre” di Deir Mar Musa ha registrato nell’ultimo anno una ripresa dell’attività pastorale e dell’accoglienza rivolta ai pellegrini, sia cristiani che musulmani. «La valle del nostro monastero – si legge nel testo – si è vestita di un affascinante abito rosso fatto dei fiori di papavero sparsi dovunque. Con l’arrivo della primavera abbiamo sperimentato quest’anno, per la prima volta dopo i lunghi anni della guerra, un’enorme gioia nel vedere l’ingresso della via al monastero pieno di movimento per la presenza di tante famiglie in visita da Nebek. I giorni del venerdì – proseguono i monaci e le monache – sono stati giorni in cui abbiamo ricevuto centinaia di visitatori. Quanta gioia nel vedere famiglie cristiane e musulmane salire di nuovo insieme per ricevere la benedizione dal luogo santo. Quanta consolazione nel ricevere le visite di ragazzi e ragazze musulmani di Nebek che vengono per far conoscere il loro monastero ad amici e colleghi cristiani di altre zone che non lo conoscevano! E quanta commozione, quando alcune donne musulmane si sono avvicinate alle suore per chiedere preghiere per una loro intenzione».

I monaci e le monache di Deir Mar Musa ricordano a anche le visite di tanti gruppi delle diverse parrocchie e anche delle scuole delle città vicine. «Le stanze del monastero dell’Hayek – riferiscono – sono state liberate della polvere dovuta alla guerra aprendo le proprie porte per accogliere i visitatori che sono venuti a passare un periodo di preghiera e di meditazione, lontani dal rumore della città e dalle preoccupazioni della vita, per tornare carichi di forza per affrontare le sfide della vita quotidiana».

12 dicembre 2017