In Siria è tregua. 120 ore, vale a dire 5 giorni: è il tempo dato ai miliziani curdi nel nord est del Paese per evacuare dalla zona di sicurezza concordata con Ankara. L’intesa – non concordata a livello internazionale – è stata raggiunta nella serata di ieri, 17 ottobre, nella Capitale turca tra il vice presidente Usa Mike Pence, il segretario di Stato americano Mike Pompeo e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Gli Usa, secondo l’accordo, favoriranno l’evacuazione dei combattenti curdi, che dovranno ritirarsi da una linea di demarcazione fissata a 32 chilometri dal confine con la Turchia. La pausa della campagna turca “Fonte di pace” diventerà definitiva quando i curdi si ritireranno interamente. L’inviato del presidente Trump ha annunciato anche che le sanzioni imposte dagli Usa alla Turchia per l’offensiva in Siria saranno tolte appena il cessate il fuoco diventerà permanente. E nell’attesa non ne verranno imposte delle altre. Ancora, secondo l’intesa i combattenti curdi dovranno lasciare la “safe zone” della Turchia, essere disarmati e le loro strutture militari dovranno essere distrutte.

«Questo è un grande giorno per la civiltà. Sono orgoglioso degli Stati Uniti per essermi rimasti fedeli nel seguire un percorso necessario, anche se non convenzionale». Il presidente americano Donald Trump ha commentato così su Twitter l’accordo raggiunto. Restano da chiarire nel dettaglio i termini. A cominciare sul ruolo rivestita dagli Usa nella trattativa, dato che l’alleanza con i curdi siriani era venuta meno, il 9 ottobre, con l’annuncio del ritiro dei soldati Usa dal nord est del Paese. Parallelamente, c’è da capire quale potrà essere la reazione dell’esercito di Assad, alleato dei curdi.

Dalla città di Qamishli il parroco armeno-cattolico padre Antonio Ayvazian, che è anche responsabile della comunità armeno-cattolica dell’Alta Mesopotamia e della Siria del Nord, raggiunto dall’Agenzia Sir spiega che «ci sarebbe l’ala curda proveniente dalla Turchia e dalle montagne di Kandil intenzionata a combattere nonostante l’intesa. A Qamishli il quartiere di Kaddur Bek, vicino al confine turco e a maggioranza curda, si sarebbe svuotato dei suoi abitanti. Dai centri di Ayn Issa, Tel Abyad e Jarablus i curdi avrebbero lasciato le postazioni all’esercito siriano». Intanto, aggiunge, dalla mattina di ieri, 17 ottobre, «le armate siriane stanno prendendo posizione anche a ridosso del confine iracheno e fino all’estremo Nord-Est, al confine turco».

Nell’analisi del sacerdote, «tra le forze siriane e quelle turche ci sarebbero adesso i russi, alleati del presidente Assad. La sensazione è che la sicurezza del confine sia ora nelle mani dei siriani. Ma è presto per trarre delle conclusioni. Quel che è certo è che siamo davanti a 120 ore di cessate il fuoco e che la popolazione potrà solo che averne un sollievo. In qualche caso, ieri sera, abbiamo assistito a scene di gioia in strada. Una buona notizia. Speriamo tutti nella pace duratura».

18 ottobre 2019