Siria, diffuso il video dell’esecuzione di tre ostaggi assiri

Le immagini fatte circolare sul web. L’esecuzione sarebbe avvenuta la mattina del 23 settembre, “Festa del Sacrificio” per i musulmani

Le immagini fatte circolare sul web. L’esecuzione sarebbe avvenuta la mattina del 23 settembre, “Festa del Sacrificio” per i musulmani

Tre dei cristiani assiri della valle del Khabur dalla fine di febbraio nelle mani dei jihadisti dello Stato islamico sono stati giustiziati. Lo riferisce l’Agenzia Fides, dando notizia di un video dell’esecuzione diffuso online nelle ultime ore. Nel filmato, «girato secondo i rituali scenici seguiti anche in altri casi analoghi dalla propaganda jihadista», spiegano, i tre ostaggi compaiono in ginocchio, vestiti con le consuete tute arancioni, in un’area desertica, e vengono uccisi con colpi di pistola alla nuca da tre boia incappucciati. Ciascuno dei tre assiri, prima di morire, si identifica ripetendo il proprio nome e il villaggio di provenienza: si tratta di Audisho Enwiya e Assur Abraham, provenienti dal villaggio di Tel Jazira, e di Basam Michael, del villaggio di Tel Shamiram. Dopo la loro esecuzione, il video si conclude con altri tre assiri ripresi in ginocchio e in tuta arancione davanti ai cadaveri. Anche loro rivelano il proprio nome e il villaggio di provenienza, e uno di loro aggiunge in arabo, indicando i corpi dei tre assiri uccisi: «La nostra sorte sarà  la stessa di questi, se non vengono seguite le procedure corrette per il nostro rilascio». Gli autori del filmato rendono noto che l’esecuzione è avvenuta la mattina del 23 settembre, “Festa del Sacrificio” per i musulmani.

Il riscatto richiesto per la liberazione dei cristiani presi prigionieri alla fine del mese di febbraio, quando l’offensiva jihadista raggiunse i villaggi cristiani della valle del fiume Khabur, non è stato ancora pagato. Circa 230 in tutto le vittime dell’assalto prese in ostaggio dai miliziani, tenute probabilmente nella zona di al-Shaddadi, roccaforte dello Stato islamico, a 60 chilometri da Hassakè. La minaccia ora è che le esecuzioni continueranno finché non sarà versata la somma richiesta: 100mila dollari, in cambio della liberazione di ogni singolo ostaggio. Davanti a questa cifra e alle risposte di quanti dichiaravano l’impossibilità di raccoglierla, le trattative si erano interrotte già nelle prime fasi successive al sequestro collettivo. Circa un mese fa, l’arcivescovo siro-cattolico Jacques Behnan Hindo aveva riferito all’Agenzia Fides che si erano riaperti degli spiragli per trovare l’accordo su una somma di riscatto pro-capite molto meno onerosa. Spiragli che il video in rete in queste ore ha chiuso con forza, accrescendo la preocucpazione per i tanti cristiani – tra cui numerose donne e bambini – ancora in mano ai miliaziani dello Stato islamico.

8 ottobre 2015