Siria, continuano le violazioni contro i bambini

La denuncia di Unicef e Save the Children. 675 i piccoli uccisi e 324 quelli rimasti feriti nei primi 9 mesi di quest’anno. Colpito anche il campo profughi di Qah, nel nord di Idlib: 8 minori tra le vittime

Omicidio,  ferimento, reclutamento e rapimento di bambini, attacchi contro scuole e strutture sanitarie. Hanno tanti nomi le violazioni che ogni giorno si consumano contro i bambini siriani. Solo quest’anno, tra gennaio e settembre, l’Onu ne ha verificate 1.792. Tutte gravi. A confermarlo, i numeri: nei primi nove mesi dell’anno 657 bambini sono stati uccisi e 324 sono rimasti feriti. Numeri, denunciano dall’Unicef, che raccontano gli stessi livelli di rischio del 2018, quando nei combattimenti erano stati uccisi 1.106 bimbi, il più alto numero di uccisioni in un solo anno dall’inizio della guerra.

Ed è un vero e proprio bollettino di guerra quello fornito dall’agenzia delle Nazioni Unite: nel nord est della Siria circa 74mila persone – tra cui 31mila bambini – restano sfollati; oltre 15mila le persone scappate nel vicino Iraq; almeno 10 i piccoli uccisi e 22 quelli feriti a causa dei combattimenti. A Idlib e in Siria nordoccidentale, le crescenti violenze hanno causato numerosi incidenti che hanno coinvolto civili. 19 bambini sarebbero stati uccisi solo negli ultimi 17 giorni. E ancora: al 18 novembre, circa 12mila persone erano rimaste in insediamenti informali a Rukban, sul confine con la Giordania. La metà di questi sono bambini. La situazione umanitaria è critica: cibo, servizi sanitari e acqua pulita sono estremamente scarsi.

«Mancano solo 6 settimane alla fine dell’anno – si legge in una nota dell’Unicef – e le operazioni di emergenza in Siria sono state finanziate per il 60%. Dei 295 milioni di dollari richiesti nel 2019, ne sono stati ricevuti 180. Con l’arrivo dell’inverno è fondamentale che le parti in conflitto facilitino l’accesso umanitario per raggiungere i bambini che hanno bisogno di aiuto ovunque essi siano nel paese e a prescindere da chi controlli l’area in cui vivono». Per questo, sul sito dell’Unicef è aperta una raccolta fondi a favore dei piccoli siriani. 

Anche Save the Children torna ad accendere i riflettori sulle condizioni dei bambini in Siria, all’indomani dell’attacco che, nella sera del 20 novembre, ha colpito il campo profughi di Qah nel nord di Idlib, uccidendo almeno 8 piccoli e ferendone altre decine. 12 in tutto, secondo le Nazioni Unite, le vittime dell’attacco. Nel campo, che ospita oltre 800 famiglie sfollate, opera Ataa, organizzazione partner di Save the Children, con una scuola frequentata da 4 dei bambini colpiti. «Abbiamo sentito delle fortissime esplosioni, sono rimasta al buio con i miei bambini, coperti dalla polvere, mentre cercavo di proteggerli con il mio corpo», è il racconto di Hanan, 27 anni, maestra della scuola, che vive nel campo con i suoi 3 bambini, che ha visto la morte di uno dei suoi studenti. «Ho visto le cose che bruciavano intorno e mi sono accorta che il telone che ci faceva da soffitto non c’era più. Sono corsa fuori con i miei bambini a cercare un rifugio – prosegue – e ho visto che stavano cercando di tirare fuori i nostri vicini dalle macerie in mezzo a pezzi di corpi umani sparsi intorno. Mi hanno subito detto che Maya, una mia studente, era morta. Maya era bravissima e voleva diventare un dottore per aiutare gli altri, non poteva immaginare che sarebbe stata invece lei una vittima».

L’attacco, informa Save the Children, ha incendiato alcune parti del campo, danneggiando pesantemente un ospedale per la maternità, con ulteriori gravi conseguenze per mamme e neonati. «I bambini e le famiglie nel campo di Qah hanno dovuto già fuggire da violenze, più volte, e avevano trovato rifugio in posto che doveva essere sicuro. La paura e lo shock che hanno subito in questo attacco è inimmaginabile – afferma Sonia Kush, responsabile per la Siria dell’organizzazione internazionale -. È fondamentale che la popolazione civile, e in particolare i bambini, vengano protetti come spettatori innocenti di una guerra che hanno solo subito».

Con questo attacco, conferma il partner di Save the Children Hurras Network, sale a 22 il numero dei bambini uccisi nell’area di Idlib nel solo mese di novembre.

22 novembre 2019