Siria, compie un anno il Centro giovanile promosso da Caritas italiana

L’iniziativa all’interno del programma di aiuti “Come fiori tra le macerie”. Formazione, socializzazione e riconciliazione per 50 ragazzi

Formazione professionale per giovani cristiani e musulmani sull’arte antica dell’Ajami (decorazione e intaglio), offrendo loro la possibilità di socializzazione. È quello che offre, a Damasco, il Centro giovanile Ajami, uno dei progetti per i giovani siriani all’interno del programma di aiuti di Caritas italiana denominato “Come fiori tra le macerie”. E al traguardo del primo anno, il bilancio è del tutto positivo.

A tracciarlo all’Agenzia Sir è Danilo Feliciangeli, coordinatore dei progetti di risposta alla crisi siriana per Caritas italiana. In questo primo anno, riferisce, «sono stati realizzati due diversi turni di formazione alla tecnica dell’Ajami, portati a termine da quasi 50 ragazze e ragazzi. A parte l’aspetto tecnico – osserva -, anche i risultati in termini di riconciliazione e riabilitazione psicosociale, sono stati molto positivi. Tutti i giovani sono consapevoli che attraverso l’arte hanno potuto superare pregiudizi e paura del diverso, e dimenticare per un po’ l’orrore della guerra che hanno vissuto».

Centro giovanile Ajami, Damasco, SiriaDi recente il centro si è trasferito in un’altra sede, nel quartiere di Bab Touma, «molto più centrale e facilmente raggiungibile», nella città vecchia di Damasco. «Presto la nuova sede sarà dotata di tutte le attrezzature necessarie», assicura Feliciangeli. La pandemia di Covid-19, spiega, «ha impedito lo svolgimento del terzo ciclo di formazione previsto entro i 12 mesi. Tuttavia 18 partecipanti che si sono distinti nei due corsi precedenti stanno facendo un programma intensivo di avviamento al mondo del lavoro. Una iniziativa che cercheremo di mantenere come attività ordinaria del progetto». Attraverso la formazione qualificata infatti «i giovani stanno acquisendo le necessarie competenze nell’ambito del restauro artistico e del mosaico, così da contribuire professionalmente al recupero dell’enorme patrimonio artistico siriano andato distrutto a causa della guerra».

Nelle parole di Feliciangeli, «vedere giovani siriani di fede cristiana e musulmana lavorare insieme nel restaurare chiese, moschee, quadri, mosaici sarà un segnale per tutto il Paese. Vivendo e lavorando insieme tra coetanei di diverse religioni e gruppi politici o etnici si potrà costruire una nuova generazione di siriani, impegnati insieme per il futuro del loro Paese». Un altro step del programma sarà poi attivare un sito web e dei profili social del Centro dove postare informazione e notizie relative alle attività in corso, raggiungendo il più alto numero di persone.

29 maggio 2020