Siria, attacco a convoglio umanitario. Sospesi gli aiuti

Bombardato anche un magazzino della Mezzaluna Rossa siriana. Uccisi 20 civili. Msf: «Le grandi potenze si asusmano le proprie responsabilità»

Erano destinati a 78mila persone di Aleppo gli aiuti delle Nazioni Unite e della Mezzaluna Rossa siriana distrutti, lunedì 19 settembre, da un bombardamento che ha colpito il convoglio umanitario che li trasportava, interessando anche il magazzino di stoccaggio della Mezzaluna Rossa. Un attacco prolungato – si parla di circa due ore – nel quale hanno perso la vita diversi operatori che cercavano di aiutare gli abitanti di Urm Al-Kubra, nell’area rurale a ovest di Aleppo. Secondo il Comitato internazionale della Croce Rossa, sono stati uccisi durante il bombardamento almeno 20 civili.

«Le grandi potenze internazionali coinvolte in questo conflitto si assumano le proprie responsabilità e intraprendano azioni più concrete per porre fine a tutti gli attacchi contro infrastrutture civili, comprese le strutture sanitarie e i convogli umanitari». È la richiesta di Medici senza frontiere, che denuncia con forza questo attacco, «un ulteriore esempio di quanto nel conflitto siriano si continuino ad ignorare le regole di base della guerra» e chiede che tutte le parti coinvolte nel conflitto in Siria «rispettino gli operatori umanitari e i civili, le strutture sanitarie e le infrastrutture civili».

Parlano di «flagrante violazione dei principi fondamentali del diritto internazionale umanitario» anche da Amnesty International, evidenziando «il sospetto che le forze governative siriane abbiano deliberatamente preso di mira l’operazione di soccorso». L’organizzazione cita testimoni locali che hanno riferito di un bombardamento particolarmente intenso durato due ore. «Un prolungato attacco contro un convoglio umanitario e i suoi operatori, sufficientemente orribile in ogni circostanza, in questo caso avrà anche un impatto disastroso non solo per i civili disperati ai quali era destinata l’assistenza ma per le operazioni umanitarie che salvano vite in tutta la Siria», sottolinea Philip Luther, direttore della ricerca e dell’advocacy per il Medio Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty International.
Il convoglio bombardato trasportava farmaci, cibo e altri generi «disperatamente necessari», riferiscono dal Comitato internazionale della Croce Rossa. Era in viaggio con tutti i permessi necessari, ha assicurato il capo delle operazioni umanitarie Onu Stephen O’Brien, e tutte le parti coinvolte nel conflitto erano state informate sul suo percorso. Se l’attacco è stato, «come sembra», deliberato, continuano da Amnesty, «questo sarebbe un ulteriore crimine di guerra commesso dal governo siriano. Mostra come i civili in Siria stanno pagando con la loro vita cinque anni di totale impunità per i crimini di guerra sistematici e i crimini contro l’umanità. Fino a quando la comunità internazionale non si impegnerà seriamente nel portare i responsabili davanti alla giustizia, questi crimini spaventosi continueranno ogni giorno».
L’Onu, intanto, ha annunciato una sospensione temporanea di tutti i convogli di aiuti in Siria. I camion colpiti, spiega il direttore generale dell’Unicef Anthony Lake, trasportavano aiuti pronti «per i bambini che hanno già sofferto più di cinque anni di guerra. Cinque anni di insensibile disprezzo per la loro vita, il loro benessere e il loro futuro». Solidarietà, dunque, alle famiglie delle persone uccise: in memoria di questi che Lake definisce «eroi» che «hanno rischiato la vita – e hanno perso la vita – mentre lavoravano per salvare gli altri in una catastrofe umana che è andata avanti per troppo tempo», l’organizzazione prosegue nel suo impegno. «Vogliamo onorare il loro lavoro nel modo migliore, andando avanti», afferma il direttore dell’Unicef, chiedendo a tutte le parti in conflitto di «rispettare i loro obblighi ai sensi del diritto umanitario internazionale».
21 settembre 2016