Siria, ancora bombe contro un ospedale

Distrutta una struttura supportata da Medici senza frontiere nel nor del Paese. «Sembra un attacco deliberato». In 40mila restano senza servizi sanitari

Distrutta una struttura supportata da Medici senza frontiere nel nor del Paese. «Sembra un attacco deliberato». In 40mila restano senza accesso ai servizi sanitari

Distrutto questa mattina, lunedì 15 febbraio, in un attacco, l’ospedale supportato da Medici senza frontiere nella provincia di Idlin, nel nord della Siria. La struttura, riferiscono dall’associazione, è stata copita 4 volte «in due serie di almeno due attacchi a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro e di almeno otto membri dello staff non si hanno notizie». Per il capo misisone di Msf Masismiliano Rebaudengo «sembra un attacco deliberato contro la struttura sanitaria e lo condanniamo con la maggior forza possibile». Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, vi sarebbero almeno 9 morti tra cui un neonato.

L’ospedale, da 30 posti letto, contava uno staff di 54 persone, due sale operatorie, un ambulatorio e un pronto soccorso. La sua distruzione, commenta ancora Rebaudendo, «lascia una popolazione di circa 40mila persone senza accesso ai servizi sanitari in una zona in pieno conflitto». Msf, rende noto l’ufficio stampa, supportava l’ospedale dal settembre scorso: ne ha coperto tutti i bisogni, comprese forniture mediche e costi di gestione.

Colpiti ad Azaz, tra Aleppo e il confine turco, anche la clinica ginecologica e il reparto di pediatria dell’ospedale locale. Il bilancio è di almeno 14 morti. Voci locali danno come colpito anche un centro per rifugiati, a sud. La Turchia intanto punta il dito sulla Russia, che, nonostante i colloqui di domenica 14 febbraio con il presidente americano Barak OBama, ha fatto sapere che continuerà a bombardare la zona circostante Aleppo anche se si dovesse arrivare ad un accordo sul cessate il fuoco in Siria. Il primo ministro turco a sua volta ha reso noto che la Turchia non smetterà di rispondere al fuoco dei guerriglieri curdo siriani del Pyd, l’equivalente del Pkk in Turchia. Tanto che nel fine settimana Ankara ha continuato a bombardare le postazioni del Pyd che, nei giorni scorsi, si è impadronito della base aerea di Menagh, 30 chilometri a nord di Aleppo, approfittando dell’offensiva del regime. La Turchia ha chiesto agli Usa di intervenire perché i guerriglieri si spostino dal confine.

15 febbraio 2016