Siria: 4 bambini morti in attacchi diretti alle scuole

Deceduti anche 4 membri del personale scolastico. Save the Children: gli attacchi continuano, nonostante il cessate il fuoco concordato oltre un anno fa

Dopo un anno di cessate il fuoco, non si fermano, nel nord ovest della Siria, le violenze e gli attacchi diretti contro le scuole. Dall’inizio del 2020, denuncia Save the Children, ci sono stati finora 37 attacchi a strutture educative; 9 di questi hanno avuto luogo dopo l’annuncio del cessate il fuoco nel marzo 2020, nei quali hanno perso la vita almeno quattro bambini e quattro membri del personale delle scuole, ma il numero effettivo di morti è probabilmente più alto. «Le strutture scolastiche sono state distrutte e danneggiate e l’istruzione di molti bambini è stata interrotta», riferiscono dall’organizzazione, presente nel territorio accanto al suo partner Hurras Network. Sebbene infatti si sia registrato un calo del numero di attacchi rispetto al 2019 – «quando si sono verificate 80 violazioni di questo tipo» -, l’istruzione rimane minacciata a causa delle continue violenze.

In tutto il Paese, il Syria monitoring ad reporting mechanism ha registrato 61 attacchi. In un incidente registrato da Save the Children e Hurras Network, i proiettili di artiglieria sono caduti a pochi metri fuori da una scuola mentre i bambini si radunavano nel parco giochi. Sono stati scortati all’interno dai loro insegnanti e rimandati a casa quando i bombardamenti sono cessati. Almeno 3 gli attacchi che hanno danneggiato o distrutto gli edifici scolastici, «lasciando i bambini senza un posto dove andare per la loro istruzione». Attacchi aerei e bombardamenti di artiglieria, di fatto, hanno interrotto l’apprendimento.

Da Save the Children riportano la testimonianza di Sara, 10 anni, in IV elementare. «La mia scuola è stata bombardata mentre ero in classe – racconta, riferendosi all’istituto che frequentava nella sua città natale, a nord di Hama, prima di doversi spostare a Idlib -. Mi sono davvero arrabbiata per i miei amici, per l’insegnante e la direttrice. Mi sono persino arrabbiata per la scuola stessa perché mi sentivo come se non ci fossero più scuole ed ero molto legata alla mia. Pensavo che non saremmo mai più stati in grado di imparare». E prosegue: «Quando avviene il bombardamento, mi nascondo nel posto più sicuro, apro la bocca e chiudo le orecchie in modo da non sentire gli attacchi aerei e sentire che non c’è niente che non va».

Intervistati da Save the Children anche gli insegnanti: per 35 su 100, gli attacchi alle strutture scolastiche – classificati dalle Nazioni Unite come una delle 6 gravi violazioni contro i diritti dei bambini – sono stati uno dei motivi principali che hanno costretto i piccoli ad abbandonare la scuola. «È straziante vedere che i bambini continuano a essere vittime del conflitto siriano e ne pagano il prezzo più alto – dichiara Sonia Khush, direttrice della risposta di Save the Children in Siria -. Le scuole dovrebbero essere oasi sicure per i bambini e non zone di guerra. È spaventoso assistere al fatto che, nonostante il cessate il fuoco annunciato nel marzo 2020, il conflitto continui a uccidere bambini e famiglie in tutto il Paese. Si tratta di gravi violazioni commesse contro individui innocenti che dovrebbero cessare immediatamente», conclude. Di qui l’invito dell’organizzazione a tutte le parti in conflitto a rispettare il diritto internazionale umanitario, approvare la Dichiarazione sulle scuole sicure ed evitare di prendere di mira le scuole e le infrastrutture civili, nonché a garantire la sicurezza e la protezione dei bambini.

6 maggio 2021