Sinodo, “Instrumentum laboris” in ascolto della famiglia

Presentato il documento che sarà alla base dell’assemblea generale ordinaria in programma in Vaticano dal 4 al 25 ottobre 2015

Presentato il documento che sarà alla base dell’assemblea generale ordinaria in programma in Vaticano dal 4 al 25 ottobre 2015

Un «nuovo passo», per un «accompagnamento differenziato» delle famiglie, particolarmente quelle ferite e fragili, tramite un «discernimento prudente e misericordioso» e «la capacità di cogliere nel concreto la diversità delle singole situazioni». È l’Instrumentum laboris per la XIV Assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi, in programma dal 4 al 25 ottobre prossimo sul tema La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo.

Il testo, reso pubblico oggi, 23 giugno, in una conferenza stampa in Vaticano, è frutto della “Relatio Synodi” – testo conclusivo del precedente Sinodo sulla famiglia, svoltosi nel 2014 -, integrata dalle risposte ai “Lineamenta”, oltre che da osservazioni e «importanti suggerimenti» da parte di varie componenti delle Chiese particolari, organizzazioni, aggregazioni laicali e altre istanze ecclesiali e accademiche.

Alla presentazione sono intervenuti il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi; il cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest (Ungheria), relatore Generale della XIV assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi; monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto (Italia), segretario speciale dell’assemblea sinodale.

Tre le parti del documento, che mostrano la continuità tra la fase straordinaria e quella ordinaria del Sinodo: “L’ascolto delle sfide sulla famiglia”, “Il discernimento nella vocazione familiare” e “La missione della famiglia oggi”. Il secondo momento del Sinodo, spiega il cardinale Lorenzo Baldisseri, a proposito del tema dell’Instrumentum laboris – “La vocazione e la missione della famiglia nel mondo contemporaneo” – intende «offrire alla Chiesa e al mondo contemporaneo stimoli pastorali per una rinnovata evangelizzazione».

Il «nuovo passo» del Sinodo «parte dall’ascolto delle sfide sulla famiglia» per delinearne la sua missione “in uscita”, partendo dalla consapevolezza che «in un mondo spesso segnato da solitudine e tristezza, il Vangelo della famiglia è una buona notizia». «Per la Chiesa – spiega Baldisseri – si tratta di partire dalle situazioni concrete delle famiglie di oggi, tutte bisognose di misericordia, cominciando da quelle più sofferenti».

L’icona è quella di Gesù che accompagna i discepoli di Emmaus: «A volte – si legge nell’Instrumentum laboris a proposito dell’accompagnamento “sapiente e differenziato” – occorre rimanere accanto e ascoltare in silenzio; altre, porsi davanti per indicare la via su cui procedere; altre ancora, stare dietro per sostenere e incoraggiare». In una parola, «la Chiesa fa proprie, in un’affettuosa condivisione, le gioie, le speranze, i dolori e le angosce di ogni famiglia».

Tra le indicazioni del documento, quella secondo cui «di fronte all’insorgere della difficoltà, anche grave, di custodire l’unione matrimoniale, il discernimento dei rispettivi adempimenti e delle relative inadempienze dovrà essere lealmente approfondito dalla coppia con l’aiuto della comunità, allo scopo di comprendere, valutare e riparare quanto fu omesso o trascurato da entrambe le parti».

Si auspica che «nelle diocesi si promuovano dei percorsi di coinvolgimento progressivo per le persone conviventi o unite civilmente». Il testo conferma l’impostazione della “Relatio Synodi”, riguardo all’approccio pastorale da tenere verso le persone che hanno contratto matrimonio civile, che sono divorziati e risposati o che semplicemente convivono, e propone di «istituire centri specializzati dove sacerdoti e/o religiosi imparino a prendersi cura delle famiglie, in particolare di quelle ferite, e si impegnino ad accompagnare il loro cammino nella comunità cristiana, la quale non è sempre preparata a sostenere questo compito in modo adeguato».

Il documento presentato oggi rende noto che c’è «un ampio consenso» tra i padri sinodali «sull’opportunità di rendere più accessibili e agili, possibilmente gratuite, le procedure per il riconoscimento dei casi di nullità matrimoniale». Da qui la proposta di istituire nelle diocesi un servizio stabile di consulenza gratuita. Nelle diocesi, è la proposta nel dettaglio, devono essere «garantiti, in maniera gratuita, i servizi di informazione, consulenza e mediazione collegati alla pastorale familiare, specialmente a disposizione di persone separate o di coppie in crisi». «Un servizio così qualificato – si legge nel documento – aiuterebbe le persone a intraprendere il percorso giudiziale, che nella storia della Chiesa risulta essere la vita di discernimento più accreditata per verificare la reale validità del matrimonio».

Necessario, a questo proposito, «un incremento e un maggior decentramento dei Tribunali ecclesiastici, dotandoli di personale qualificato e competente». Circa la «doppia sentenza conforme» per ottenere la nullità del vincolo (introdotta da Benedetto XIV nel 1741), c’è convergenza sul suo superamento: viceversa, «non riscuote unanime consenso la possibilità di un procedimento amministrativo sotto la responsabilità del vescovo diocesano».

Quanto ai divorziati risposati civilmente, il documento sottolinea: «Dal momento che questi fedeli non sono fuori dalla Chiesa, si propone di riflettere sull’opportunità di far cadere queste esclusioni». Sulla linea della “Familiaris consortio”, si osserva, «vanno ripensate le forme di esclusione attualmente praticate nel campo liturgico-pastorale, in quello educativo e in quello caritativo». «Sempre per favorire una loro maggiore integrazione nella comunità cristiana – si legge nel testo – occorre rivolgere un’attenzione specifica ai loro figli, dato l’insostituibile ruolo educativo dei genitori, in ragione del preminente interesse del minore». Tuttavia, «è bene che questi cammini di integrazione pastorale dei divorziati risposati civilmente siano preceduti da un opportuno discernimento da parte dei pastori circa l’irreversibilità della situazione e la vita di fede della coppia in nuova unione». Serve, inoltre, «una sensibilizzazione della comunità cristiana in ordine all’accoglienza» di queste persone.

«C’è un comune accordo – dice ancora lo strumento di lavoro del prossimo Sinodo – sull’ipotesi di un itinerario di riconciliazione o via penitenziale, sotto l’autorità del vescovo, per i fedeli divorziati risposati civilmente che si trovano in situazione di convivenza irreversibile». Sempre in riferimento alla “Familiaris consortio”, si suggerisce «un percorso di presa di coscienza del fallimento e delle ferite da esso prodotte, con pentimento, verifica dell’eventuale nullità del matrimonio, impegno alla comunione spirituale e decisione di vivere in continenza».

Altri padri sinodali, tuttavia, si precisa nell’Instrumentum laboris, «per via penitenziale intendono un processo di chiarificazione e di nuovo orientamento, dopo il fallimento vissuto, accompagnato da un presbitero a ciò deputato». Questo processo, in base a tale proposta, «dovrebbe condurre l’interessato a un giudizio onesto sulla propria condizione, in cui anche lo stesso presbitero possa matura una sua valutazione per poter far uso della potestà di legare e sciogliere in modo adeguato alla situazione».

Non manca il riferimento alla prassi matrimoniale delle Chiese ortodosse. Il testo fa notare che «deve tener conto della diversità di concezione teologica delle nozze»: la prassi di benedire le seconde unioni, infatti, va intesa «come condiscendenza pastorale nei confronti dei matrimoni falliti, senza mettere in discussione l’ideale della monogamia assoluta, ovvero dell’unità del matrimonio”. Questa benedizione, si precisa nell’Instrumentum laboris, «è di per sé una celebrazione penitenziale per invocare la grazia dello Spirito Santo, affinché sani la debolezza umana e riconduca i penitenti alla comunione con la Chiesa».

Netta la posizione sulle unioni omosessuali. «Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia». È la posizione della Chiesa ripresa dalla lettera della Congregazione per la dottrina della fede, citata sia nella “Relatio Synodi” che nell’Instrumentum laboris di oggi. «Ogni persona – l’approfondimento del documento odierno – indipendentemente dalla propria tendenza sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con sensibilità e delicatezza, sia nella Chiesa che nella società. Sarebbe auspicabile – la proposta – che i progetti pastorali diocesani riservassero una specifica attenzione all’accompagnamento delle famiglie in cui vivono persone con tendenza omosessuale e di queste stesse persone». Poi la parte più “politica”, ripresa dalla “Relatio Synodi”: «È del tutto inaccettabile che i Pastori della Chiesa subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscono il ‘matrimonio fra persone dello stesso sesso».

Altrettanto netto l’orientamento sulle adozioni. «La realtà dell’adozione e dell’affido va valorizzata e approfondita», partendo dalla «necessità di affermare che l’educazione di un figlio deve basarsi sulla differenza sessuale, così come la procreazione». È quanto si legge nell’Instrumentum laboris, in cui si ribadisce che l’adozione e l’affido hanno «fondamento nell’amore coniugale tra un uomo e una donna, base indispensabile per la formazione integrale del bambino».

«A fronte di quelle situazioni in cui il figlio è voluto talvolta per se stessi e in qualsiasi modo – come fosse un prolungamento dei propri desideri – l’adozione e l’affido rettamente intesi mostrano un aspetto importante della genitorialità e della figliolanza, in quanto aiutano a riconoscere che i figli sia naturali sia adottivi o affidati, sono altro da sé e occorre accoglierli, amarli, prendersene cura e non solo metterli al mondo». A proposito di differenza tra uomo e donna, nel testo si ricordano le parole del Papa nell’udienza del 15 aprile scorso: «La differenza tra uomo e donna non è per la contrapposizione, o la subordinazione, ma per la comunione e la generazione, sempre a immagine e somiglianza di Dio».

Anche i temi dell’enciclica “Laudato si” sono ripresi nello strumento di lavoro del Sinodo. Con la denuncia che l’«iniquità economica» impedisce alla famiglia di crescere. Tanti i problemi concreti con cui sono alle prese le famiglie nel mondo: «Manca una casa propria; non si generano figli; quelli che ci sono hanno difficoltà a studiare e a rendersi indipendenti: resta esclusa la serena progettazione del futuro». Per superare questa situazione «è necessario un cambiamento strutturale di prospettiva da parte di tutta la società» che contrasti l’esclusione sociale in atto, «seria minaccia» per la famiglia.

Di qui la necessità di raccogliere la sfida ecologica, come esorta a fare il Papa nella sua ultima enciclica, in cui auspica «un profondo ripensamento dell’orientamento del sistema mondiale, attraverso una cultura ecologica capace di elaborare un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità».

Il documento riafferma la necessità di valorizzare il ruolo delle donne nella Chiesa. «Può contribuire al riconoscimento del ruolo determinante delle donne una maggiore valorizzazione della loro responsabilità nella Chiesa: il loro intervento nei processi decisionali; la loro partecipazione, non solo formale, al governo di alcune istituzioni; il loro coinvolgimento nella formazione dei ministri ordinati».

23 giugno 2015