Sindacati: «Ripartire dal lavoro, agire in fretta»

La manifestazione in piazza del Popolo convocata da Cisl, Cgil e Uil con l’invito al governo a rimettere al centro scuola, sanità e infrastrutture

Centinaia di bandiere di Cisl, Cgil e Uil hanno colorato piazza del Popolo per “Ripartire dal lavoro”, slogan scelto dai sindacati che hanno convocato per oggi, 18 settembre, una giornata di mobilitazione nel cuore di Roma. In contemporanea manifestazioni si sono svolte in molte città italiane da nord a sud. Dal palco le confederazioni hanno chiesto «al Governo di scegliere velocemente come utilizzare le risorse europee e di confrontarsi con le parti sociali e di impegnarsi per cambiare il corso di questo Paese. Se si desidera un’Italia diversa bisogna ripartire dal lavoro e dalla dignità dei lavoratori», ha detto il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri.

Alla politica «distratta dalle beghe interne e dalle elezioni» e che «trascorre troppo tempo sui social», il leader del sindacato chiede «di agire in fretta e di pensare anche al rinnovo dei contratti» perché «bisogna dare risposte concrete» dopo la tragedia del coronavirus. Ha invitato coloro che «nutrono dubbi» sul Mes (Meccanismo europeo di stabilità) di chiedere il parere dei medici che «lavorano nelle strutture sanitarie del Mezzogiorno dove nelle rianimazioni hanno dovuto decidere chi salvare». Al momento non è in programma uno sciopero generale ma «una mobilitazione nelle piazze, sui territori e nei posti di lavoro per spiegare cosa sta accadendo – ha aggiunto Bombardieri -. Lo sciopero è uno strumento, non un obiettivo». La prossima settimana i sindacati dovrebbero incontrare il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli. Tra i temi in agenda il Recovery Fund, e l’auspicio del segretario generale della Uil è che «il Governo abbia delle proposte per far crescere il Paese».

In piazza centinaia di pensionati, disoccupati e lavoratori in difficoltà dopo il lungo stop causato dalla pandemia. Antonio opera nel mondo dell’edilizia e non lavora da fine febbraio. «Non so come andare avanti e come sostenere la famiglia. La ripresa è troppo lenta», ha osservato. Massimo è arrivato da Formia, «una piccola località dove il virus ha messo i lavoratori in ginocchio. Non si lavora da mesi». Tarik è impiegato nella sanità privata, un settore che per i sindacati è «stato dimenticato da tutti». Tarik ricorda i mesi caldi della pandemia in cui «si è lavorato incessantemente e tra mille difficoltà. Eppure, abbiamo diritti e salari diversi di chi lavora nel pubblico, basti pensare che il nostro contratto è fermo da 14 anni».

Enrico Coppotelli, segretario generale di Cisl Lazio, parlando della scuola ha spiegato che «è dal mese di aprile che i sindacati chiedono un confronto con il ministro Azzolina» per parlare della riapertura in sicurezza, «cosa che nel Lazio non è avvenuta». In agenda anche i temi della modernizzazione dell’istruzione e del precariato «storico» dei docenti. L’augurio del leader della Cisl Lazio è che si avviino «importanti» interventi strutturali. In caso contrario la preoccupazione dei sindacati è che i 209 miliardi di euro «da investire sul territorio nazionale diventino un ulteriore debito», ha detto Coppotelli. L’Italia in questo momento «ha l’occasione storica per rimettere al centro la sanità, soprattutto nel Lazio». Importante inoltre investire nelle infrastrutture che «oltre a portare benessere creano posti di lavoro».

La grave crisi economica e lavorativa che sta attraversando il Paese «non è figlia della pandemia ma di scelte sbagliate di anni», ha aggiunto Michele Azzola, segretario generale di Cgil Roma e Lazio. Tra le priorità elencate dal sindacalista «un rinnovato ruolo pubblico nell’economia. Per portare avanti lo sviluppo dell’Italia sono necessarie le aziende pubbliche». Altri temi toccati dal segretario di Cgil Lazio sono la sicurezza sui luoghi di lavoro e la precarietà. «Bisogna eliminare quelle procedure che hanno aumentato la corruzione, gli infortuni e i decessi – ha evidenziato -. Il nostro impegno è rivolto anche a dare speranza ai giovani, i quali senza una certezza lavorativa non potranno realizzarsi e investire nel loro futuro». Infine, Azzola lancia un appello affinché ci sia «un’equa distribuzione dei fondi a chi ha redditi bassi. Il fisco è così iniquo da essere insostenibile».

18 settembre 2020