Sicurezza stradale: la direttiva sul limite di 30 km/h

La direttiva del ministero delle Infrastrutture e i paletti per i primi cittadini. Anci: «Priorità alla sicurezza delle persone. Importante continuare a collaborare nel sensibilizzare i cittadini». Il Codacons minaccia il ricorso al Tar del Laizo

Stabiliti dalla direttiva del ministero delle Infrastrutture resa nota ieri, 24 gennaio, le linee guida per i sindaci per abbassare il limite di velocità in città a 30 km/h. Secondo il ministro Matteo Salvini, il nuovo limite non potrà valere sempre e all’interno dell’intero perimetro cittadino. Le strade a 30 km/h, insomma, saranno un’eccezione, motivata dalle «precipue caratteristiche di ciascuna strada o tratto di strada». Le condizioni necessarie: assenza di marciapiedi e movimento pedonale intenso; anormali restringimenti delle sezioni stradali; ma anche pendenze elevate e «andamenti planimetrici tortuosi tipici di nuclei storici e vecchi centri abitati».

Ancora, sarà possibile introdurre il nuove limite nel caso in cui una strada presenti molte uscite carrabili da fabbriche o stabilimenti o nelle vicinanze di asili, scuole, parchi gioco e simili. O se le condizioni della strada non sono adeguate, ad esempio in caso di pavimentazioni sdrucciolevoli o curve in vario modo pericolose. Da ultimo, la deroga al limite dei 50 km/h può essere motivata in base al tasso di incidentalità.

Nella direttiva il ministero cita vari riferimenti normativi, rivendicando il potere di «modificare i provvedimenti presi dagli enti proprietari della strada quando siano contrari alle proprie direttive». La palla passa ora all’Anci, l’associazione dei sindaci italiani, che nel giro di una settimana si riunirà insieme alle parti per suggellare definitivamente la direttiva. «Apprezziamo l’invito del ministro Salvini a confrontarci sul testo della sua direttiva e a condividere le scelte sui limiti di velocità nelle aree urbane – sono le parole del presidente Antonio Decaro -. La sicurezza di pedoni, ciclisti e automobilisti è da sempre la priorità assoluta di tutti i sindaci, che sono i più titolati a valutare le diverse situazioni locali, le esigenze della mobilità e quelle legate alla sicurezza dei cittadini».

Decaro ricorda che «da molti anni d’intesa con tutti i livelli istituzionali, a cominciare dal Mit, svolgiamo opera di convincimento sull’importanza di rispettare le regole della strada, e sulla correlazione diretta che c’è fra la sicurezza di pedoni e ciclisti e la velocità del traffico automobilistico. Pensiamo che sia molto importante – conclude – continuare a collaborare nel sensibilizzare i cittadini e siamo fiduciosi che si troveranno insieme le soluzioni migliori».

Nessuno scontro, insomma, con il ministero. Il Codacons, al contrario, minaccia il ricorso al Tar del Lazio «affinché verifichi la legittimità della decisione del Mit». Per l’associazione dei consumatori infatti il ministero dovrà fornire «gli elementi tecnici su cui si basa la nuova direttiva relativa ai limiti di velocità nei centri urbani». Il dicastero, evidenziano in una nota, «afferma esplicitamente che i limiti di velocità, se eccessivamente ridotti, potrebbero risultare pregiudizievoli sotto il profilo ambientale, nonché dell’ordinata regolazione del traffico. Vogliamo capire sulla base di quali evidenze scientifiche il Mit sia giunto a tale conclusione su cui poggia l’intero provvedimento, anche in considerazione del fatto che gli studi fin qui emersi hanno evidenziato da un lato benefici ambientali legati ad una riduzione della velocità a 30 km/h, dall’altro nessun allungamento dei tempi di percorrenza per gli automobilisti». Al contrario, sostengono dal Codacons, «è universalmente riconosciuto che una velocità massima inferiore favorisce un flusso di traffico più uniforme riducendo le emissioni inquinanti delle auto legate alle continue accelerazioni e decelerazioni».

25 gennaio 2024