Se ne va uno degli ultimi sopravvissuti alla Shoah. Si tratta di Joseph Varon, 94 anni, che solo 3 anni fa, nel 2017, era intervenuto al Quirinale nel Giorno della Memoria, condividendo la sua testimonianza davanti al presidente della Repubblica. A darne notizia è la Comunità ebraica di Roma, che di Varon ricorda anche la storia. Nato nella città greca di Rodi nel 1926, vennne catturato dai nazisti del 1944 e, dopo un viaggio in mare su delle navi merci durato sette giorni, venne deportato con tutta la sua famiglia ad Auschwitz-Birkenau e marchiato con il numero B-7501. Costretto alla marcia della morte verso Mathausen, fu liberato dagli americani nel 1945.

Nel suo intervento al Quirinale, lui stesso aveva ricordato che quasi tutta la sua famiglia fu sterminata dalle truppe di Hitler; solo lui e quattro dei suoi fratelli riuscirono a sopravvivere. «Non perdonerò mai i nazisti per aver ucciso tutta la mia famiglia. Noi fummo l’unica famiglia di Rodi in cui si sono salvati i figli», aveva dichiarato davanti al presidente Mattarella. Quindi aveva rivolto un appello alle nuove generazioni: «Leggete molto, studiate la storia e ponderate molto sulle conseguenze nefaste che possono scaturire de una politica nefasta».

«Se ne va un altro pezzo importante della nostra memoria. Ci stiamo abituando all’idea che i sopravvissuti scompaiano senza però la certezza di riuscire a raccontare la Shoah senza la loro straordinaria forza», commenta la presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello. Joseph Varon infatti, che era nato a Rodi ed è arrivato nella Capitale dopo i campi di sterminio, «era diventato parte della Comunità ebraica di Roma che oggi ne piange la scomparsa. Una grande perdita per l’intera società che ci rende tutti più tristi». E di «perdita grave» parla anche la presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche d’Italia Noemi Di Segni, definendo Varon «un punto di riferimento, in questi tempi bui, per contrastare l’antisemitismo e il negazionismo dilaganti. Grazie Joseph – è il suo commiato -, per tutto quello che ci hai trasmesso e testimoniato, con una certa timidezza, ma sicuramente con coraggio. Che il tuo ricordo sia di benedizione».

3 marzo 2020