Shimon Peres, il ricordo di monsignor Pizzaballa

La sua eredità: «Non smettere di pensare che la pace è possibile». Sostenitore del dialogo, lo ha perseguito «in ogni occasione e in tutte le forme»

La sua eredità: «Non smettere di pensare e sognare che la pace è possibile». Sostenitore del dialogo, lo ha perseguito «in ogni occasione e in tutte le forme»

Come Custode di Terra Santa dal 2004 al 2016, monsignor Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, ha conosciuto molto bene Shimon Peres, ex presidente israeliano, deceduto questa notte . «È morto a 93 anni – dichiara – ma è morto giovane per la sua mai sopita capacità di sognare che è ancora possibile fare qualcosa. Al suo popolo lascia questa esortazione: non smettere di pensare e sognare che la pace è possibile».

Pizzaballa ricorda i numerosi incontri avuti con Peres insieme al suo omologo palestinese Abu Mazen; in particolare pone l’accento sulla «caperbietà» dello statista scomparso «nel superare le difficoltà per arrivare all’obiettivo». Come ad esempio in occasione dell’incontro nei Giardini Vaticani con Francesco, Abu Mazen e il patriarca Bartolomeo, l’8 giugno 2014, di cui proprio Pizzaballa fu regista. «L’obiettivo era fare l’incontro, lo voleva, nonostante il suo entourage fosse refrattario – ricorda l’arcivescovo francescano -. Ci mise la faccia e disse: “Si va avanti”. Questo mi colpì molto. Sereno, determinato e ricco di fermezza nel portare avanti le sue idee di incontro e dialogo con l’altro, nonostante tutto». Una fermezza che ha caratterizzato anche le sue scelte politiche, non sempre ben comprese né dai colleghi del partito laburista, né, tantomeno, dagli avversari politici di destra.

Nel complicato contesto della politica israeliana, Peres ha cambiato nel corso del tempo le sue posizioni, ma negli ultimi 25 anni, rimarca ancora Pizzaballa, «è sempre stato un sostenitore del dialogo e dell’incontro con l’altro, convinto che la soluzione militare non fosse più praticabile. E questa convinzione l’ha sempre perseguita in ogni occasione e in tutte le forme mettendoci la faccia». Caratteristica, questa, che lo ha reso «molto adatto per condurre negoziati, forse molto meno carismatico di Rabin e altri, sotto il profilo popolare, ma questo non nega affatto il suo spessore». A conferma di questo Pizzaballa cita gli Accordi di Oslo, siglati il 13 settembre del 1993, che gli valsero il Premio Nobel per la pace insieme all’allora presidente Yitzhak Rabin e ad Arafat. Accordi disattesi ma che, per Pizzaballa, «vanno tenuti in debita considerazione come una piattaforma da cui ripartire». I funerali di Peres si svolgeranno venerdì 30 settembre a Gerusalemme. Probabile la presenza, tra gli altri, del presidente statunitense Barack Obama. Domani, giovedì 29, la salma dovrebbe essere esposta alla Knesset, il Parlamento di Gerusalemme.

28 settembre 2016