Shevchuk: scoperte icone incise nelle camere della tortura

L’ultimo videomessaggio del capo della Chiesa greco-cattolica ucraina dedicato alle scoperta delle incisioni fatte dai prigionieri ucraini, raffiguranti Maria e Gesù

«Chi prega durerà. Chi prega resisterà». L’arcivescovo maggiore di Kiev Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, legge questo messaggio nelle icone di Maria e Gesù scalfite sui muri delle camere di tortura scoperte nella regione di Kharkiv. Lo spiega nell’ultimo videomessaggio, diffuso ieri, 6 ottobre. «In questi giorni – racconta –  siamo stati scossi dalle nuove scoperte della comunità ucraina nelle terre della regione di Kharkiv, liberate dagli occupanti russi. Nella città di Vovchansk i prigionieri hanno scalfito le icone della Madre di Dio e di Gesù Cristo sul muro della camera di tortura. Quelle icone – rileva – che rappresentavano per loro il Dio vivente, il nostro Salvatore e la Sua Santa Madre; quelle icone, accanto alle quali i prigionieri segnavano i giorni della loro reclusione; quelle icone, che sono per noi cristiani di rito orientale, il mistero della presenza dell’eternità nel mondo temporale, il luogo, il momento d’incontro di una persona con Dio».

Non è la prima volta che si trovano “segni” di preghiera e devozione cristiana sui muri delle camere di torture scoperte dalle forze dell’ordine ucraine nei territori liberati dall’occupazione russa. Segni di invocazione tra gli orrori degli strumenti di morte utilizzati contro i prigionieri, come martelli, nastri adesivi, guanti e anche tracce di sangue. Era già successo nella città di Balakliya dove sul muro di una delle stanze dove venivano torturati gli ucraini è stata ritrovata incisa con la pietra la preghiera del “Padre nostro” in lingua russa.

7 ottobre 2022