Shevchuk: «Annessioni alla Russia, furto spudorato»

Il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina commenta il tentativo di Mosca di annettere le regioni ucraine occupate. «Evento senza precedenti nella storia moderna»

«Furto spudorato a livello statale». L’arcivescovo maggiore di Kiev Sviatoslav Shevchk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, definisce così il tentativo di annessione da parte della Russia dei territori delle regioni ucraine di Lugansk, Donetsk, Zaporizhia e Kherson: «Un evento senza precedenti nella storia dell’umanità moderna». L’occasione è un incontro con il clero dell’arcieparchia di Kiev. «Il Signore Dio ha comandato all’uomo: non rubare! Quando il furto diventa la politica di uno Stato – afferma il presule -, anzi, quando viene presentato come una grande vittoria, quello Stato e la sua politica, secondo le parole del santo Papa Giovanni Paolo II, diventano la struttura del peccato nel mondo».

L’arcivescovo maggiore di Kiev ricorda la recente Dichiarazione congiunta del Consiglio pan-ucraino delle Chiese e delle organizzazioni religiose: «Il territorio dell’Ucraina, entro i confini riconosciuti a livello internazionale e costituzionalmente definiti, è integrale e inviolabile. La guerra su vasta scala scatenata dalla Russia contro l’Ucraina, contrariamente al diritto internazionale, mira a impadronirsi di una parte del territorio dell’Ucraina e a distruggere lo Stato ucraino». Quindi, fa riferimento alle parole di Francesco all’Angelus del 2 ottobre, quando ha parlato di «ulteriori azioni contrarie ai principi del diritto internazionale», che aumentano «il rischio di un’escalation nucleare».

Nell’analisi di Shevchuk, «riferendosi al diritto internazionale, Papa Francesco riconosce l’inviolabilità dei confini internazionalmente riconosciuti dell’Ucraina, mentre chiamando Mariupol e Zaporizhia città ucraine, esprime il suo disaccordo con il tentativo di annessione». Per quanto riguarda l’invito rivolto dal pontefice al presidente ucraino Zelensky a «essere aperto a serie proposte di pace», il presule spiega poi che «ovviamente il Papa comprende che per l’Ucraina la serietà di queste proposte di pace significa la ricerca dei meccanismi per riportare la sovranità del nostro Stato ai confini definiti nel 1991». E fa notare che «la Sede Apostolica neanche in passato ha mai riconosciuto i tentativi di occupazione della Crimea ucraina da parte della Russia, mentre la diplomazia come strumento per raggiungere la pace nel mondo, auspicata dal Santo Padre, si basa sempre sul rispetto e sulla rigorosa osservazione delle norme del diritto internazionale».

Per il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, insomma, la via della pace passa attraverso la cessazione delle ostilità da parte dell’aggressore – «bisogna smettere di ucciderci» -, attraverso la condanna del criminale di guerra e della sua ideologia e il risarcimento dei danni causati.

6 ottobre 2022