Sgombero Curtatone, scade l’ospitalità nei centri

Finiscono i sei mesi di accoglienza temporanea nelle strutture del Comune. «Non sappiamo dove andare», spiegano i rifugiati. Le associazioni: «In quei giorni si parlò di un percorso, ora si svela che non c’era niente»

«Si comunica la conclusione dell’ospitalità concessa entro e non oltre il 26.03.18 causa decorrenza dei termini del periodo di accoglienza». È quanto si legge sulla comunicazione di fine permanenza ricevuta da Solomon, Ernias e altri, con la preghiera di lasciare il centro in cui erano ospitati dallo sgombero, il 24 agosto scorso, di piazza Indipendenza, a Roma. Sono scaduti, infatti, i sei mesi di accoglienza temporanea previsti. E a partire dal centro Cavi, gestito dalla cooperativa Medhospes, sono partite anche le lettere che invitano a lasciare il posto. «Gli occupanti, però, ripetono di non sapere dove andare – spiega l’avvocato di uno di loro Francesco Rome -. Questo ci preoccupa: solo in quel centro ci sono 30 persone provenienti da via Curtatone». Il fatto che le persone sgomberate dal palazzo di piazza Indipendenza non volessero spostarsi nei centri messi a disposizione dal Comune di Roma era stato al centro di un accesso dibattito proprio nei giorni dell’occupazione della piazza, poi sgomberata a sua volta con l’uso degli idranti (e della forza).

«A via Curtatone ci hanno buttato per strada, ora dopo sei mesi succede di nuovo – sottolinea Gile Meconen, eritreo, 56 anni, che ieri mattina, 26 marzo, è stato allontanato dal centro dopo l’intervento della polizia -. Mi hanno portato fuori in cinque. Ora non so dove andare. Sono diabetico, ho l’insulina da fare, devo metterla in frigo. Come devo fare? Ci avevano detto di fidarci, che ci avrebbero sistemato prima dello scadere dei sei mesi e invece ora siamo di nuovo per strada». Anche Gemma Vecchio che nei giorni dello sgombero di piazza Indipendenza si è fatta portavoce degli occupanti (e che è stata colpita durante gli scontri) parla di «promesse tradite. Le persone sono di nuovo in mezzo a una strada e questo è scandaloso – sottolinea -. Noi ci siamo fidati dell’assessore Baldassarre, abbiamo fatto diverse riunioni con lei, ci aveva detto che ci sarebbe stato un percorso per le persone che accettavano di andare nei centri di accoglienza, per permettergli di vivere poi dignitosamente. Ora si svela che non c’era nessun progetto, né per le fragilità né per gli altri».

Sulla stessa scia Giovanna Cavallo, dello sportello legale di Baobab experience: «Ecco, quello che sta succedendo oggi smaschera le bugie della Baldassarre – sottolinea -. Ci ricordiamo le perplessità di molti dopo lo sgombero, proprio perché si trattava di una situazione provvisoria. Oggi il rischio è che queste persone si trovino di nuovo in strada, senza accoglienza». Cavallo ricorda che doveva diventare un centro per i migranti in transito:  «Nonostante gli annunci rimane un miraggio. Si stanno creando sacche di emergenza sempre più grandi in questa città. Qui parliamo di rifugiati, persone che in ogni caso non possono andare via. Inoltre, solo pochi giorni fa c’è stato lo sgombero di via Vannina. Anche quello è avvenuto senza proporre un’alternativa – aggiunge -. È chiaro che sull’accoglienza e l’inclusione l’amministrazione ha una prospettiva miope. Ma questo va a pesare su tutti i cittadini romani».

27 marzo 2018