Sgomberi campi rom, Palmieri: servono validi progetti di ricollocazione

La preoccupazione del vescovo dopo l’intervento del Campidoglio al Foro Italico e alla vigilia di quello sull’area F del campo di Castel Romano

Il blocco degli sfratti e degli sgomberi fino a fine anno in virtù dell’emergenza coronavirus non ferma il Campidoglio. Per scongiurare quello dell’area F della baraccopoli di Castel Romano, in programma per il 10 settembre, i residenti dell’insediamento hanno manifestato ieri, lunedì 31 agosto, in piazza del Campidoglio. La pioggia battente non li ha scoraggiati e sono rimasti in piedi sotto la statua del Marco Aurelio per leggere una missiva indirizzata al sindaco Virginia Raggi, prima di consegnarla all’ufficio del Gabinetto del sindaco.

Le famiglie chiedono di non essere sgomberate senza avere una alternativa abitativa e di accedere «come è loro diritto in una casa popolare». Inoltre, per le nove persone non in regola e impossibilitate ad accedere alle case popolari, chiedono «una protezione umanitaria a tempo, in strutture adeguate senza la divisione del nucleo familiare, al fine di dargli il tempo di regolarizzare la loro posizione e reperire autonomamente una soluzione abitativa». Nel testo gli abitanti dell’area F spiegano che desiderano «uscire dai ghetti che le passate amministrazioni hanno costruito e mantenuto» e auspicano di mettere fine «al nomadismo forzato» per sentirsi «pienamente in gioco nella città».

Lo sgombero è stato programmato nonostante la modifica e l’estensione della legge del 17 marzo 2020 che stabilisce la sospensione degli sfratti e degli sgomberi fino al 31 dicembre. Come accaduto l’11 agosto quando le ruspe sono entrate in azione «con poco preavviso e in modo repentino» nel campo “tollerato” del Foro Italico 531 a ridosso dell’Olimpica, nella stessa area in cui tre giorni prima, l’8 agosto, era divampato un incendio di sterpaglie che aveva raggiunto un autodemolitore.

Il vescovo ausiliare Gianpiero Palmieri, incaricato diocesano dell’area carità, non nasconde il suo disappunto e giudica «grave» lo sgombero avvenuto «celermente» e senza un valido progetto di ricollocazione delle 12 persone identificate nella baraccopoli. Il campo era abitato da 130 persone che, spaventate dall’arrivo delle forze dell’ordine, hanno fatto perdere le proprie tracce. «Al momento non sappiamo dove si trovino, forse sono state ospitate in altri insediamenti abusivi», afferma Palmieri. Ma non sono gli unici sfollati perché a questi vanno aggiunti altri 60 filippini, tra i quali molti minori, che a causa del rogo dell’8 agosto sono rimasti senza casa. Collaboratori domestici nei quartieri “in” di Roma, risiedevano in alloggi di fortuna tra via della Foce dell’Aniene e via Olimpica.

Le operazioni di sgombero dell’insediamento sono state accelerate da un servizio della trasmissione televisiva “Le Iene” che metteva in evidenza il degrado dell’area con cumuli di rifiuti accatastati a ridosso delle baracche. Un’emergenza che «era sotto gli occhi di tutti da tanto tempo», rimarca il vescovo, per il quale il blitz non è comunque giustificato e si poteva programmare meglio. Inoltre, in questo caso specifico, mancano validi progetti di inclusione sociale ed è stata disattesa «la promessa di trovare un alloggio ai residenti dei campi rom. Eravamo particolarmente attenti allo sgombero di quest’area», aggiunge don Gianpiero il quale, pur riconoscendo la difficoltà del Campidoglio nel gestire la situazione, non nega il sospetto che «possa esserci una preoccupazione di tipo elettorale». Lo sgombero, infatti, è avvenuto poche ore dopo l’annuncio della ricandidatura di Virginia Raggi a sindaco di Roma.

Parlando dell’area F di Castel Romano, il “villaggio” sorto all’interno della riserva naturale di Decima-Malafede, il presule osserva che la situazione è al tempo stesso diversa e analoga a quella del Foro Italico. Diversa perché per il “villaggio” è stato avviato un bando per il “Progetto di inclusione sociale per le persone rom, sinti e camminanti” che prevede un censimento, percorsi di inclusione e un accompagnamento delle famiglie a una diversa collocazione tramite l’aiuto all’affitto e all’inserimento nel mondo del lavoro. «Progetti che hanno una riuscita relativa – sottolinea Palmieri -. Sono rarissimi i casi in cui viene affittato un appartamento a una famiglia rom. Questi progetti hanno una riuscita parziale ma hanno una durata nel tempo e questo invoglia le famiglie a trovare una soluzione».

È analoga all’insediamento dell’Olimpica perché anche in questo caso lo sgombero è imputato a una emergenza di tipo sanitario legato al fatto che ci sono rifiuti accumulati nella cosiddetta zona F dove risiedono 25 famiglie. «Queste persone vengono sgomberate rapidamente e non ci sono i tempi per realizzare il progetto partito da qualche mese – prosegue -. Venticinque nuclei familiari che oggi si trovano nelle condizioni di essere sgomberate senza che realisticamente si sia potuto fare il possibile per trovare una nuova collocazione. Questa è giustificata come emergenza di tipo sanitario. Non entro nel merito ma in questa maniera o si ha un piano “b” o queste persone andranno in altri insediamenti aggravando situazioni già delicate». Intanto la commissione Politiche sociali del Campidoglio ha fissato entro l’inizio del prossimo anno lo sgombero dei campi La Barbuta – adiacente all’aeroporto di Ciampino – e Monachina (Maglianella, periferia ovest).

2 settembre 2020