Sfida mortale su Tik Tok, Tonioni (Gemelli): attenzione ai bambini con bassa autostima

Lo psichiatra del Policlinico Gemelli: «Tendono ad andare oltre i loro limiti». Ai genitori il compito di «dare regole, non per “vincere” ma per innescare trattative»

«Noi ci stupiamo perché il mondo digitale lo abbiamo acquisito e non ci siamo nati ma gli incidenti ai bambini potevano accadere anche prima. A preoccuparci non deve essere lo strumento internet, che è una realtà dove si cresce e ci si può ammalare. Il problema non è nemmeno legato alla challenge, quanto piuttosto a come certi bambini la usano. I bambini che tendono ad andare oltre i loro limiti sono quelli che hanno una bassa autostima». Così Federico Tonioni, psichiatra e psicoterapeuta, responsabile del Centro pediatrico per la psicopatologia da web presso il Policlinico Gemelli, prova a dare una spiegazione alla tragica “morte cerebrale” della bambina di dieci anni che mercoledì sera, 20 gennaio, era giunta in arresto cardiocircolatorio dopo un tragico gioco sul social network Tik Tok che l’ha portata a stringersi una cintura attorno al collo.

Lo psichiatra ha in mente soprattutto quei bambini che «nella loro crescita affettiva hanno sviluppato, per una serie di motivi, una bassa considerazione di sé, cascando così nel tranello di superare i limiti per accedere a superiori livelli di challenge, che mettono a rischio la loro vita. Di queste sfide ne faremmo tutti a meno – chiarisce subito lo psichiatra – e andrebbero perseguite con i mezzi che la Polizia postale ha a disposizione. Tuttavia, se chiediamo ai bambini di parlare di challenge, la maggior parte di loro non ne darà una descrizione pericolosa – puntualizza – perché per la maggior parte di loro non costituisce un problema, se non per quanti sono chiamati ad andare oltre le loro possibilità a causa appunto di una bassa autostima».

No agli allarmismi, chiede Tonioni: «Dobbiamo imparare che quando si sta accanto a un bambino bisogna vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, per aiutarlo a crescere con la minore fatica possibile». Per lo psichiatra «stare vicino ai bambini significa provare a mettersi nei loro panni senza alzare tutte le volte l’asticella. I bambini sani sono quelli che si sentono in diritto di deludere le aspettative dei genitori, non di colluderci. La distanza generazionale da parte degli adulti verso gli adolescenti sta proprio nell’accettazione della delusione delle nostre aspettative».

Come aiutare i genitori? «Lavorando molto sui sensi di colpa inconsci che sono la vera distanza dai figli – risponde lo psichiatra -. Bisogna insegnare ai genitori a chiedere scusa. Bisogna aiutarli a dare regole, non per vincere sui figli e ridurli all’obbedienza ma per innescare trattative. Tutte le volte che un bambino obbedisce accumula rabbia – ricorda Tonioni – e nei bambini la rabbia insieme alla noia costituisce la base di tutta la psicopatologia in adolescenza. Dare regole per innescare trattative aiuta invece ad acquisire il senso del limite – conclude – e nel raggiungimento del compromesso cresciamo anche noi adulti».

22 gennaio 2021