Sesto giorno di tregua a Gaza

Fonti vicine ad Hamas segnalano la disponibilità del movimento a prolungare il cessate il fuoco per altri 4 giorni. Israele intanto ha ricevuto i nomi dei 10 ostaggi che dovrebbero essere liberati oggi, dopo i 13 di ieri, trovati in condizioni generalmente buone

Sesto giorno di tregua oggi, 29 novembre, nella Striscia di Gaza. I media internazionali riferiscono che Israele ha ricevuto l’elenco del sesto gruppo di ostaggi – 10 – che dovrebbero essere liberati oggi da Hamas, in cambio del rilascio di altri prigionieri palestinesi. Ieri erano stati liberati in 13, trovati in condizioni generalmente buone ai controlli medici. La lista è stata fornita al governo israeliano e le famiglie dei rapiti sono state informate, riferiscono tra gli altri Haaretz e Cnn citando fonti ufficiali. Sono arrivati invece a Ramallah, in Cisgiordania, i 30 palestinesi rilasciati dalle carceri israeliane, in base all’accordo di scambio di prigionieri tra Israele e Hamas: il quinto gruppo di detenuti liberato dall’inizio della tregua. Secondo l’ultimo accordo stipulato tra Israele e Hamas reso noto dal Qatar, infatti, ogni giorno di proroga della tregua prevede la liberazione di 10 ostaggi israeliani e di 30 prigionieri palestinesi.

Sempre nella giornata di oggi, «gli Stati Uniti hanno trasportato con un aereo oltre 54mila  libbre di prodotti medici e aiuti alimentari all’hub logistico umanitario in Egitto per la consegna ai civili di Gaza», informa il consigliere per la sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan. Un carico pari a 510 quintali. Si tratta della prima delle tre consegne previste nei prossimi giorni. «Tali forniture delle Nazioni Unite salveranno vite umane e allevieranno le sofferenze di migliaia di persone a Gaza – sono ancora le parole di Sullivan -. Siamo grati al governo egiziano per il suo sostegno a queste consegne e per gli sforzi più ampi volti a garantire che le forniture umanitarie raggiungano i palestinesi bisognosi».

Parla di «raggio di speranza» il segretario generale Onu Antonio Guterres, secondo cui «la tregua è un passo nella giusta direzione ma non risolve i problemi chiave, ecco perché insistiamo nel chiedere un cessate il fuoco umanitario che porti al rilascio incondizionato e immediato di tutti gli ostaggi, e alla consegna effettiva di aiuti umanitari a tutte le persone bisognose». Intanto una fonte vicina ad Hamas ha fatto sapere che il movimento armato palestinese intende proporre quattro giorni aggiuntivi alla tregua in corso, dicendosi disponibile a rilasciare altri ostaggi in cambio di detenuti palestinesi. «Hamas – ha riferito la fonte all’Afp – ha informato i mediatori che è sua volontà di estendere la tregua e che il movimento sarebbe in grado di rilasciare prigionieri israeliani che essa, altri movimenti di resistenza e altri partiti detengono in questo periodo, sulla base dei termini della tregua in corso».

Per quanto riguarda invece la possibilità di rilascio dei soldati israeliani catturati, il movimento palestinese lega la possibilità di negoziare a un cessare il fuoco permanente nella Striscia, secondo quanto riferito dalla tv egiziana Al-Qahera. Secondo l’emittente, Hamas ha confermato che le «condizioni per il rilascio delle truppe israeliane saranno diverse» da quelle sancite nell’accordo per il rilascio degli ostaggi civili. In particolare, i negoziati a riguardo includeranno discussioni sulla «fine delle ostilità e la rimozione del blocco» dalla Striscia di Gaza.

Ancora, saranno rilasciati oggi gli ostaggi con cittadinanza russa. Lo ha annunciato Mousa Abu Marzook, membro dell’ufficio politico di Hamas, definendolo un «segno di apprezzamento per le lodevoli posizioni del presidente Putin». Un omaggio, dunque, come era stata, domenica 26 novembre, la liberazione di Roni Krivoi, cittadino russo-israeliano, non conteggiato tra i sequestrati da liberare secondo l’accordo con Israele ma rilasciato comunque, in segno di rispetto per la posizione della Russia sulla questione palestinese. Lo conferma anche la testata Ynet: questi ostaggi «non fanno parte dell’intesa tra Israele e la fazione islamica».

Questa mattina, intanto, sono rimbalzate tra le due parti le accuse di aver violato i termini della tregua. Ynet parla di «colpi di avvertimento» sparati dalle forze israeliane contro un numero di pescherecci palestinesi che avevano lasciato la costa a Gaza e cita fonti della sicurezza che hanno denunciato «violazione delle restrizioni previste dalla tregua», in corso, al momento, fino a domani, 30 novembre. Secondo la stessa fonte, i pescherecci sono poi tornati a riva. La Wafa, l’agenzia di stampa palestinese, ha riferito invece che «navi dell’occupazione israeliana hanno lanciato una serie di missili sulla costa di Khan Yunis, Al-Shati e Sheikh Radwan a Gaza contro le case dei cittadini», incolpando quindi Israele di «aver violato la tregua».

Disordini anche nel campo profughi di Jenin, in Cisgiordania, dove, secondo i media palestinesi, due persone, tra cui un bambino, sono state ferite da proiettili israeliani durante un’incursione militare su larga scala lanciata nella notte. Stando alle note di Wafa, le truppe israeliane hanno sparato granate stordenti e lacrimogeni contro i residenti e le loro case. L’agenzia riporta anche la testimonianza di Wisam Baker, direttore dell’ospedale governativo locale, secondo cui soldati israeliani hanno perquisito il personale medico e si sono schierati intorno al nosocomio. Raggiunto da Wafa anche l’amministratore delegato dell’ospedale specializzato Ibn Sina, Samer Atiyeh, che ha riferito che le forze israeliane hanno isolato l’ospedale da tutte le direzioni.

29 novembre 2023