Servizio civile universale, approvato il decreto

Via libera dal Consiglio dei ministri al testo che definisce anche ruoli e competenze dei soggetti coinvolti. La soddisfazione del Cnesc

Via libera dal Consiglio dei ministri al testo che definisce anche ruoli e competenze dei soggetti che partecipano alla realizzazione. La soddisfazione del Cnesc

Il Consiglio dei ministri si è riunito mercoledì 9 novembre a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del presidente del Consiglio Matteo Renzi e tra i vari provvedimenti  ha approvato in via preliminare, su proposta dello stesso premier e del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Giuliano Poletti, il decreto legislativo di attuazione della riforma del servizio civile universale (legge n. 106, 6 giugno 2016). Il provvedimento seguirà l’iter di approvazione dopo aver acquisito i pareri della Conferenza unificata e delle competenti Commissioni parlamentari.

«Nello specifico – spiega il comunicato di Palazzo Chigi -, il decreto disciplina il servizio civile universale quale strumento di difesa non armata della patria, di educazione alla pace tra i popoli, di promozione dei valori fondativi della Repubblica. Le finalità del servizio civile universale sono perseguite mediante programmi di intervento nei settori dell’assistenza, della protezione civile, del patrimonio ambientale e della riqualificazione urbana, del patrimonio storico, artistico e culturale, dell’educazione e promozione culturale e dello sport, dell’agricoltura in zona di montagna e sociale, della biodiversità, della promozione della pace tra i popoli, della nonviolenza e della difesa non armata, della promozione e tutela dei diritti umani, della cooperazione allo sviluppo, della promozione della cultura italiana all’estero e del sostegno alle comunità di italiani all’estero».

Il decreto definisce i ruoli e le competenze dei soggetti che partecipano alla realizzazione del servizio. Allo Stato sono attribuite le funzioni di programmazione, controllo, verifica e  valutazione del servizio civile universale mediante la predisposizione del piano triennale, attuato con piani annuali che tengono conto del contesto nazionale ed internazionale, delle risorse economiche disponibili derivanti dal bilancio dello Stato, delle risorse comunitarie e di quelle rese disponibili da soggetti pubblici o privati. Le funzioni di controllo, verifica e valutazione sono effettuate mediante un controllo sulla gestione delle attività degli enti, una valutazione dei risultati dei programmi di intervento e verifiche ispettive sulle attività svolte dagli enti.

«Le Regioni e le Province autonome – spiega ancora la nota stampa – partecipano alla realizzazione degli interventi di servizio civile universale negli ambiti di competenza, nel rispetto della programmazione stabilita dallo Stato. Nel decreto legislativo è definito il ruolo delle Regioni e delle Province autonome e sono indicate le funzioni svolte dalle medesime. Sono individuati gli enti di servizio civile universale quali soggetti pubblici e privati che, iscritti presso un apposito Albo, presentano i programmi di intervento e ne curano la realizzazione».

Per i giovani in servizio civile viene introdotto un modello flessibile di servizio civile con una durata da modulare in base alle esigenze di vita e di lavoro dei giovani (otto-dodici mesi) ed è prevista la possibilità di definire criteri per il riconoscimento e la valorizzazione delle competenze acquisite durante il periodo di servizio. Inoltre è definitivamente risolta la questione della partecipazione al servizio civile oltre che dei cittadini dell’Unione europea, anche degli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia.

«Particolare attenzione è riservata alle problematiche dei giovani con minori opportunità che avranno maggiori occasioni di partecipazione agli interventi di servizio civile, anche in considerazione della previsione di meccanismi di premialità a favore degli enti che realizzeranno gli interventi con l’impiego di questi giovani», chiarisce Palazzo Chigi che poi ricorda come ai futuri volontari è offerta la possibilità di effettuare il servizio, per un periodo di tre mesi, in uno dei Paesi dell’Unione europea, «al fine di rafforzare il senso di appartenenza all’Unione nonché di facilitare lo sviluppo di un sistema europeo di servizio civile, ovvero in alternativa di usufruire di un tutoraggio finalizzato alla facilitazione dell’accesso al mercato del lavoro».

Il decreto regola anche l’istituzione della nuova Consulta nazionale per il servizio civile universale e della Rappresentanza dei volontari, a livello nazionale e regionale, «quali organismi di confronto in ordine alle questioni concernenti l’attuazione del servizio civile universale».

«Soddisfazione» per questa approvazione è stata espressa subito dalla Cnesc (Conferenza nazionale enti di servizio civile), che però ha riservato un suo giudizio complessivo non appena si conoscerà  il  testo effettivo del decreto. «La  Cnesc auspica  che  il  prima  possibile  e  comunque  entro  i  termini  previsti  ci sia l’approvazione definitiva, dopo le opportune consultazioni parlamentari», si legge in una nota stampa diffusa in serata. «Era  necessario  che  questo  iter  venisse  avviato  per  dare  concretezza  al passaggio dal Servizio civile  nazionale  a  quello  universale, dopo la grande attesa  generatasi nel  mondo del Terzo settore e lo sconcerto alla lettura della previsione in legge di  Stabilità 2017 di soli 111 milioni di euro, che  avrebbero ridotto a soli 20mila gli avvii nel 2017 dopo i 35mila del 2016 e a fronte dell’obiettivo di 100mila del Scu. Un passaggio che deve avvenire senza creare problemi al regolare svolgimento del servizio civile nazionale dei giovani in esso impegnati», conclude la Cnesc.

11 novembre 2016